Siderno: Pino Macrì ricostruisce il mistero della Dea Persefone di Locri
- Antonella Italiano
Venerdì sera, al Circolo Culturale L’Ariete, a Siderno (v. Gramsci, 17), Pino Macrì presenta la sua ultima fatica letteraria: Sulle tracce di Persefone, due volte rapita.
Si tratta di un libro-inchiesta che, sulla base di un corposo corredo documentario quasi totalmente inedito, ricostruisce tanto le fasi franco-tedesche della vendita (illegale) del capolavoro assoluto dell’arte antica, quanto alcuni fondamentali aspetti del trafugamento dell’opera dal suolo locrese. E facciamo riferimento a Locri, perché, pur mancando tuttora la prova definitiva, la “pistola fumante”, le circostanze analizzate nel libro sono talmente tante che è quasi impossibile, adesso, affermare il contrario: in realtà, la trattazione è articolata in due parti: si va dalla letterale demolizione di tutte quelle prove che, in maniera molto superficiale, hanno sinora purtroppo indotto in grave errore molti esperti del settore, attribuendo alla città di Taranto il luogo del ritrovamento, alla presentazione di numerosissime prove (tutte circostanziali, in verità) che rendono, però, del tutto convincente le ormai celebri rivelazioni rese dall’anziano Giovanni Giovinazzo, esattamente cinquant’anni fa, nel corso di una memorabile conferenza stampa organizzata dal compianto Prof. Incorpora.
Su tutte, peraltro, il decreto di archiviazione del Giudice Scuteri, che, nel chiudere l’inchiesta per identificare eventuali autori del trafugamento, in concorso con l’acclarato responsabile Vincenzo Scannapieco, dopo aver valutato il fascicolo delle “prove” tarantine, ritenne, al contrario che, al di là di qualsiasi dubbio, la statua di Dea in Trono conservata al Museo di Berlino altri non era se non la c.d. Persefone trafugata da Locri!
L’interesse della serata, comunque, travalica la pura e semplice presentazione di un libro, per quanto meritorie e/o degne di attenzione possano essere le rivelazioni di Macrì: non è un caso se il Sindaco di Siderno, On. Pietro Fuda, ha assicurato la propria presenza: è fortemente auspicabile, infatti, che, in tempi di sconvolgimento dell’assetto amministrativo del territorio dell’ormai defunta Provincia di Reggio, inglobato nella straripante presenza della Città Metropolitana, una delle poche alternative di autonomia gestionale rimaste al territorio della Locride sia in quell’idea di Distretto Culturale e Turistico che proprio Fuda propugnò appena qualche mese fa in un seguitissimo convegno appositamente organizzato dal Lyon in quel di Siderno. In quest’ottica, proprio la vicenda del trafugamento della meravigliosa statua può fungere da collante e simbolo di una rinascita del territorio attraverso una lotta senza quartiere per il ritorno del capolavoro nella sua sede naturale: la Locride!
Potrebbe anche apparire, questa, una battaglia con poche speranze di riuscita: in molti, soprattutto fra i ”tarantinisti” (come definisce Macrì, con un azzeccato neologismo, tutti quelli che, ancorchè calabresi, si sono schierati e si schierano tanto per l’origine tarantina della statua quanto per la presunta legittimità del suo acquisto da parte del potentissimo Altes Museum berlinese, per il tramite, addirittura, del Kaiser Guglielmo II) la ritengono tale.
Non noi, che, con Macrì, siamo convinti che una forte battaglia politica possa anche avere il sopravvento, se condotta in maniera opportuna, sulle ragioni dello stretto tecnicismo giudiziario, che prevede, in ogni caso, la sopravvenuta prescrizione per il reato di acquisizione illecita di un bene del patrimonio storico nazionale: davvero la Germania non batterebbe neanche un grammo di ciglio se fosse messa con le spalle al muro attraverso un’inoppugnabile dimostrazione di un illecito commesso? Certo, è possibile: ma non è proprio la politica l’unica arte in grado di rendere possibile l’impossibile (o presunto tale)?