Azzarà (UIL): «Dopo la condanna di Scopelliti, sui social l'imbarbarimento»
- Redazione
Riceviamo e pubblichiamo - «Peppe Scopelliti in ordine ad una sentenza passata in giudicato, ha varcato la soglia del carcere di Arghillà, dietro le sue spalle si è chiusa una “pesante” porta, questo è un fatto, su cui ciascuno di noi ha la libertà di pensarla come ritiene più opportuno. È importante, però, sottolineare che il pensiero quando viene pubblicizzato può lasciare un segno, talvolta, indelebile. Ritengo sommessamente utile ricordare, a tale proposito, che quando si comunica su temi delicati che attengono la storia di una intera comunità Insiste una profonda differenza tra desiderio di giustizia e giustizialismo. Alla luce di quanto sta avvenendo, ho la sensazione che stiamo vivendo un momento di imbarbarimento nel modo di leggere e vivere la realtà, cresce la confusione nelle modalità di esprimere il nostro sentire. Avere più mezzi di comunicazione, possedere più potere comunicativo dovrebbe significare maggiore libertà per i cittadini, a condizione che l’esercizio di tale “potere” venga coniugato all’assunzione di una giusta quota di responsabilità ed equilibrio nel giudicare, visto che quello che diciamo “aperti verbis” è destinato ad avere precise conseguenze. Quando attraverso i social network ci appropriamo, in modo inconsulto di quella che, invece, dovrebbe rappresentare una “opportunità”, rischiamo di generare un mostro destinato a divorare il senso critico di una intera comunità e con esso persone e cose. Alle nostre latitudini, si sa, è sempre esistito il vezzo di gioire delle disgrazie altrui, del “meglio che muoia la capra del vicino”, ma che questo esercizio diventi una disciplina sportiva ufficiale che assurga a specialità riconosciuta per le prossime Olimpiadi, non può essere accettato. Ciò che si è scatenato sui Social a favore e contro, appena saputa la notizia della condanna definitiva di Scopelliti non ci fa onore, ci deve far riflettere, suscitare un moto di vergogna. Nel periodo “incriminato” ( 2007-2011) io ero consigliere comunale, appartenevo allo sparuto gruppuscolo di oppositori costituito da soli 11 consiglieri, il 70% dei reggini aveva eletto Scopelliti sindaco e ad ogni piè sospinto lo osannava. In quegli anni e subito dopo divenne tra gli uomini più potenti della Calabria recitando un formidabile ruolo sul palcoscenico nazionale. Ricordo solo vaghissime reazioni, contestazioni, prese di distanza e repulsa politica nei suoi confronti esternati dalla gente. In 11 abbiamo compiuto il nostro dovere e ruolo di oppositori con coraggio, denunciando tutto ciò che non andava, basterebbe sbobinare le registrazioni delle infuocate sedute consiliari. Abbiamo vissuto quel mandato isolati anche dal nostro stesso contesto politico di riferimento, il quale spesso e volentieri “inciuciava” con il centro destra. Personalmente ho avversato sul piano politico, prima e su quello sindacale poi, uno dei politici più potenti della storia reggina, non risparmiandogli dialetticamente nulla, comunque, l’ho sempre considerato un avversario, mai un nemico. Sono convinto che sul piano giudiziario è stata scritta una pagina isolata, forse, molte altre se ne sarebbero dovute scrivere, viste le diffuse co-responsabilità gestionali ed amministrative. Oggi Peppe Scopelliti è un uomo che vive una parentesi drammatica della sua esistenza, in quanto privato della sua libertà, ciò nonostante sta dimostrando grande dignità e compostezza. Adesso dopo che tutto si è compiuto, insiste una dimensione umana inviolabile, quindi, inviterei tutti noi a comportamenti più sobri, più rispettosi per l’uomo e la sua famiglia. A Reggio se si vuole esercitare un ruolo di cittadinanza attiva per ricostruire una convivenza degna di questo nome le occasioni non mancano».
Il Segretario Generale
Nuccio Azzarà