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Bova. Tre metri sopra il cielo: storia di un muro di contenimento

  •   Bruno Salvatore Lucisano
La foto è di Francesca Martino La foto è di Francesca Martino

Come si legge bene sopra il muro della galleria, due giovani sono riusciti ad arrivare in cielo, addirittura tre metri sopra, mentre proprio lì vicino un muro di contenimento all’età di trent’anni è crollato tre metri sopra l’asfalto.

C’è chi vola in cielo (con la fantasia), chi crolla per terra (nella realtà).

Siamo al buio, come il lungomare di Brancaleone, siamo nella tristezza più indegna senza che alcuno muova una mano. Sul corso, all’altezza del distributore dell’Agip, da mesi, i lampioni si accendono e si spengono a ritmo di samba, prima l’uno, poi l’altro. In un buon numero di case di questa zona le lampadine si trasformano in luci psichedeliche, tanto che l’altra sera mi è sembrato di vedere, attraverso una finestra, Raffaella Carrà ballare il Tuca Tuca.

E ancora c’è gente che ci rassicura che tutto sarà sistemato. Prima o poi tutto sarà sistemato.

Sì, è proprio sistemato il paese, sistemato per le feste, lo sanno bene le luci che per la felicità non smettono di ballare e (come sul lungomare) si spengono completamente per creare l’atmosfera.

Menomale comunque che siamo riusciti a battere il record di Viganella (la città che causa una montagna che non permette il passaggio dei raggi solari), restata al buio per tre mesi. Noi, altro che tre mesi, siamo già a cinque e forse raggiungeremo un record che nessuno ci potrà mai superare. Salvo che, a Viganella, non spunti fuori un’altra montagna.

Ora pro nobis.

 


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