Coinvolgere per salvare la buona politica dall'astensionismo
- Barbara Panetta
Concluse le elezioni regionali, la Calabria ha finalmente il suo Presidente. Il Presidente di coloro che hanno scelto, ma sopratutto di coloro che una decisione non hanno ritenuto di doverla prendere. Una responsabilità ancora maggiore, in questo ultimo caso, per Mario Oliverio.
L'astensionismo registrato in Calabria, ma ancor più in Emilia Romagna, dovrebbe essere un segnale forte per i partiti; gli elettori non riconoscono più alla politica la credibilità necessaria a tutelare il bene comune. Non è un dato di poco conto, di cui non doversi curare, è piuttosto la chiara trasposizione dell'insofferenza generale che la società vive nei confronti della classe dirigente. Giustificata o meno che sia, non ci si può voltare dall'altro lato.
Alcuni sondaggi indicano che la maggior parte di coloro i quali non si sono recati alle urne dichiara di non credere nella politica, mettendo in un unico calderone tutti coloro che la rappresentano e dando per scontato che, una volta raggiunte determinate posizioni di potere, anche il più onesto degli uomini si piegherà al sistema marcio che sembra aver pervaso ogni aspetto della gestione pubblica.
La cronaca quotidiana non aiuta. Casi di corruzione, collusione e di abuso di potere, anche in ambito politico, ci raccontano di un'Italia frantumata e azzoppata. Un'Italia innegabilmente figlia delle scelte dei nostri padri, di una metodologia politica che in tanti hanno avallato e di un sistema che qualche decina di anni fa garantiva favori e raccomandazioni a scapito della meritocrazia e delle competenze. Le conseguenze su cui non si è riflettuto prima ricadono oggi sulla generazione dei trentenni ed incidono profondamente sulle scelte, o mancate scelte, dell'elettorato.
La campagna elettorale è uno di quei momenti in cui si intensificano la proposta di idee e progetti e la conoscenza di nuove persone, si lanciano le basi di quella rete civile che per ogni rappresentante politico è linfa vitale, si viene a contatto con i più disparati problemi del territorio, alcuni fino a quel momento assolutamente sconosciuti, ed ogni candidato propone la sua linea operativa. Sarà quest'ultima a fare la differenza tra candidati, quel quid in più che dovrebbe permettere ad ognuno di noi di fare la scelta che più si adatta alla nostra visione della società di domani.
La maggioranza dei cittadini ha voglia di tornare a credere in queste linee operative e ciò sarà possibile solo se ogni rappresentante eletto tornerà a compiere azioni concrete, a mantenere e migliorare la rete dei contatti continuando ad ascoltare i cittadini, a guardarli negli occhi rimanendo sullo stesso gradino di sempre, a visitare i territori, a farsi portavoce delle istanze dei più deboli, a coinvolgere gli attori sociali nella formulazione delle proposte di risoluzione dei problemi.
Ricomporre non sarà cosa da poco, ma il dovere di ogni dirigente di partito e di ogni rappresentante del popolo è quello di provarci fino in fondo. Il coinvolgimento è l'unica chiave per arrivare alla partecipazione e la partecipazione è l'unico modo per ridare al cittadino-elettore la vitalità e lo stimolo della scelta.
Esserci è la richiesta. Dare risposte la necessità affinché la buona politica sopravviva.