Dove nasce colui che vuole nascere?
- Cosimo Sframeli
Desidero condividere con voi, come già altre volte, il frutto della preghiera di questa mattina (Madre Mirella).
Ogni solennità dei misteri di Cristo rinnova e approfondisce in me questa convinzione interiore: il Signore viene sempre rinnovando con potenza la grazia della sua prima venuta, che davvero ACCADE di nuovo, nella misura della nostra disponibilità ad accoglierlo. Nel tempo, e finché dura questo tempo, la nostra accoglienza può essere come la grotta, e lui viene sempre come neonato, cioè nella piccolezza, perché la potenza si manifesterà alla fine. In realtà, solo la piccolezza, nelle situazioni in cui si rende presente, fa crescere la fede.
Nel presente dunque la sua venuta è come quel neonato, ecco perché dobbiamo stare attenti ai segni della piccolezza, fino alla croce – e avere il coraggio di benedirli! Ogni volta la sua venuta, là dov’è accolta, vuole colmare l’abisso della condizione umana, e quando sarà vicino ad essere colmato, allora esso incontrerà la sua venuta con la potenza dall’alto: “ La verità germoglierà dalla terra, e la giustizia si affaccerà dal cielo”, e sarà “tutto in tutti”. Il ‘ritardo’ dipende dalla sua pazienza, e dalla nostra insufficienza a permettergli di colmare l’abisso attraverso di noi… perché, come Israele, spesso la sua Chiesa non accetta facilmente i segni della piccolezza e della debolezza, ma ricerca e deduce la sua presenza dai segni della grandezza, secondo la mentalità del nostro mondo: efficienza, utilità, produttività, espansione, visibilità… Continuiamo, come ogni anno, a porre un bambino neonato nei nostri presepi, spesso anche molto belli, ma in realtà gli rifiutiamo l’ingresso nel nostro piccolo mondo. Eppure è così che vuole sempre nascere, e il nostro rifiuto lo ricaccia indietro, nei recessi più oscuri… Quando cantiamo i canti natalizi, non siamo consapevoli di descrivere cose reali, concrete – perché della realtà vera – quella che nasce dallo Spirito – abbiamo fatto una canzone, tante canzoni… Sono convinta che san Francesco, l’amante di madonna Povertà, volesse dire questo con il suo presepe ricavato dentro il paesaggio naturale della storia.
Io desidero con passione che l’Umile e il Povero nasca finalmente anche qui…E voi?
Allora, perché corriamo lontano dal centro, che è la grotta nascosta della nostra vita, per cercare altre sicurezze? La sua venuta, ora e qui, nei nostri luoghi e nel nostro tempo, dipende dalla sua nascita nella grotta interiore. E’ la vera responsabilità della vita cristiana, che precede ogni altra responsabilità, pastorale, missionaria, caritativa…E’ la responsabilità dei battezzati, la nostra risposta al Battesimo, che è la nostra incarnazione nei misteri di Cristo.
Accade come nell’eucaristia! Tutto diventa eucaristia!
Questa intuizione mi dà grande gioia, per questo ve la comunico: la sua venuta, che accade nello Spirito, trasforma in eucaristia ciò che l’accoglie, e la realtà accogliente è come il pane e il vino, e si trasforma in presenza di Colui che viene. Questa è la nostra vocazione, che coincide con una missione per il mondo. Noi possiamo diventare così vero memoriale eucaristico, diventando memoria vivente del mistero del Figlio, di quella sua venuta che così, attraverso di noi, ACCADE sempre di nuovo COME è accaduto a Betlemme.
“ I magi rimasero stupiti, non alla vista di scettri e troni,
ma della povertà estrema;
che cosa infatti è più misero di una grotta? Che cosa più umile delle fasce?
E’ QUI che risplende la potenza della tua divinità.
Signore, gloria a te!”
(tropario del mattutino del 25 dicembre, dall’ufficio bizantino)
Gerace, 24 dicembre 2013