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«Hanno distrutto la Sanità, grazie all’acquiescenza “supina” della classe politica locale»

  •   Mimmo Musolino
Mimmo Musolino Mimmo Musolino

Per uscire dalle sabbie mobili che hanno inghiottito la Sanità pubblica sono necessarie delle mirate, prioritarie e fattibili direttrici di sviluppo di grande impatto economico-sociale che coinvolgano tutto il territorio.

Al punto in cui si sono ormai cancrenizzate le situazioni economico-sociali della Calabria ed in particolare della provincia di Reggio Calabria e dell’Area jonica (Grecanica e Locride) non si riesce più a capire come siano realmente le cose. Regna sovrana la confusione che ormai rasenta la rassegnazione.

Probabilmente è proprio a questo a cui mira la classe politica dominante delle lobby con l’acquiescenza supina della classe politica locale, incapace di proporre un qualsiasi progetto serio e fattibile di sviluppo che vada in direzione dello sviluppo economico e sociale di tutto il territorio senza idioti e dannosi campanilismi, e senza fare la tragica fine dei polli di Renzo/i.

Una classe politica incapace persino di organizzare una forte e compatta presenza istituzionale (i sindaci di tutto il comprensorio) difronte/dentro il palazzo del Governo regionale e nazionale.

Con rabbia e sgomento si prende atto della frantumazione e dell’inefficienza dei Comitati dei Sindaci alla cui funzione e attività si erano legate tante speranze; ed addirittura alcuni sindaci, fatto inaudito ed incredibile, non si sono messi accanto ai propri cittadini nelle manifestazioni popolari di protesta scegliendo, testardamente, ancora una volta, di dare ascolto alle cialtronerie e alle mirabolanti promesse di presidenti e commissari di turno.

Ora è stata istituita la “Città metropolitana”, tante aspettative già affogate nel mare melmoso nel quale il pesce grande mangia il pesce più piccolo, e che per questo ha già acquisito le sembianze di un mostro famelico ed insaziabile.

Esempio classico di quella cortina fumogena delle riforme e che per effetto delle quali ritorna imperiosa la logica “gattopardesca” di Tancredi, nipote del principe di Salina: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».

Adesso con i “famigerati e squilibrati” Patti di sviluppo territoriali per il Sud si è assistito, inermi ed impotenti, alle solite questue da parte delle amministrazioni comunali protese ad accaparrarsi e lottare “per qualche dollaro in più” (pardon si intende qualche euro, il Far west non è ancora legalizzato).

Ed ora che è arrivata, tramite i Patti suddetti (ma bisogna ancora vedere… siamo nella fase delle promesse) la solita elemosina dei contentini, dei contributi (come l’ex Opera Pia) per riparare una strada, un vicolo, un lungomare, una scuola, un reparto ospedaliero. I rappresentanti del popolo sono stati messi a tacere e la propaganda governativa ha già spolverato le grancasse e i musicanti/politicanti al servizio del potere governativo. Battono forte e senza risparmio di energie, la classica danza tribale, sulla pelle dei tamburi; ma è più giusto dire sulla pelle afflitta dei cittadini.

Tutti i servizi per il cittadino e in tutti i settori sono ridotti al minino e all’inefficienza più umiliante e vergognosa, per non parlare della disoccupazione giovanile che è ormai paragonabile a parametri più insopportabili dei paesi del terzo mondo, ma il settore che giace in uno stato di pre-morte (in penosa agonia) è quello della Sanità.

L’articolo 32 della Costituzione dichiara testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite ai cittadini”, ma purtroppo il cittadino è in balia della confusione più tragica per effetto di una politica senza progettualità, confusionaria e demagogica.

Ed addirittura la Regione Calabria ha la sfacciataggine e l’arroganza di chiudere e di creare gravi problemi all’ACE – Centro Medicina Solidale di Pellaro, che è l’unica struttura sanitaria esistente che agisce ed opera in perfetta sintonia ed in armonia con il dettato Costituzionale e che, per avere giustizia, ha dovuto ricorrere al Tribunale.

«A nostro parere – dichiara il responsabile del settore “sviluppo economico-sociale del territorio” del Comitato per la Difesa della Costituzione “Oscar Luigi Scalfaro”, l’ex sindacalista regionale e nazionale della Cisl, Sebastiano Romeo – è necessario, e non più rinviabile, non sprecare risorse pubbliche (le tasse dei cittadini) per opere di impatto sociale irrilevante, come possono essere i pannicelli caldi (gli interventi a pioggia “elettorale”) che alleviano il dolore ma non guariscono mai e poi mai gli atavici mali che martellano e annichiliscono, da sempre, il nostro territorio.

Per quanto riguarda la gravissima “questione sul tappetto”: la Sanità pubblica – continua Romeo – riteniamo sia utile e necessario, e si abbia il coraggio civile e politico, di operare su progetti di sviluppo che abbiano impatto economico e sociale nel contesto di tutto il territorio individuando delle poche e prioritarie direttrici di intervento fattibili e prontamente realizzabili.

  • Non disperdere finanziamenti pensando a nuove edificazioni (cattedrali sanitarie nel deserto?), è necessario rafforzate le buone strutture esistenti sul territorio, come gli ospedali di Melito Porto Salvo, Locri, Polistena, Palmi, Scilla ed altri, ed investire i fondi disponibili nell’ attrezzare i detti ospedali operanti nei singoli territori creando dei poli unici per patologia di alta specializzazione con ambulatori di accesso e Pronto soccorso adeguato e qualificato.
  • Istituire gli Stati generali permanenti della Salute e della Sanità con un monitoraggio complessivo di tutte le criticità che si dovessero evidenziare con corsia privilegiata di intervento per sanarle ;
  • Che la Sanità sia l’impegno specifico e primario e che l’occupazione (in questo particolare e specifico settore) e lo sviluppo dell’indotto (edilizia compresa) sia la logica e naturale conseguenza e non lo scopo principale ed ingannevole;
  • Personale sanitario, soprattutto a livello di primari e direttori sanitari, con l’obbligo di rotazione, al massimo quinquennale, per evitare cristallizzazioni di potere economico-politico ed odiose baronie.
  • Istituzione di un albo comunale degli “emigranti della salute” e sconfiggere la logica imperante della speculazione delle strutture private a danni delle strutture pubbliche con adeguati mezzi di controllo a disposizione della Regione e del Ministero.

E siccome i destinatari di tali vitali ed importanti benefici sono tutti i cittadini e considerando che fino ad oggi ogni iniziativa per sensibilizzare la classe politica dirigente è risultata vana, sarebbe il caso che i Sindaci di tutti i Distretti sanitari attivassero dei comitati d’emergenza e pronti, tutti assieme, a rassegnare le dimissioni, e che lo sfascio della Sanità e l’abbandono delle nostre realtà locali venga gestito dagli stessi autori di tale sfascio e della disgregazione del tessuto economico-sociale di queste realtà territoriali».


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