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Il “metodo Boffo” arriva anche a Platì, grazie ai “ppieddini”

  •   Mimmo Musolino
Ilaria Mittiga Ilaria Mittiga

Mi è toccato di leggere sulla stampa scritta ed online (per poi verificare, a scanso di equivoci, sul suo sito facebook) una dichiarazione dell’esponente regionale e/o nazionale politica del PD, Anna Rita Leonardi, candidata a sindaco del paesino, che giace alle falde dell’Aspromonte, Platì (circa 3.804 abitanti), divenuto ormai l’ombelico del mondo politico.

Anche per questo mi ero, da tempo, riproposto di non intervenire direttamente sulla “questione Platì”, non mi piace – e non è nel mio Dna – rischiare di essere accusato di fare l’incendiario in quanto mi si addice meglio il ruolo di pompiere.

Ma non tutto è sopportabile!

Così esordisce la Leonardi: «Apprendo da un giornale online della candidatura a sindaco di Platì di Ilaria Mittiga, figlia dell’ex sindaco durante il cui mandato ci fu lo scioglimento del Comune per mafia».

Naturalmente, in linea con il linguaggio e con lo scopo della dichiarazione, omette di dire il nome dell’ex sindaco (il medico Francesco Mittiga) non sia mai… e anche accennare alle funzioni sociali, lavorative e personali della sua presunta (ancora le liste e le candidature non sono state presentate, c’è tempo fino al 6 maggio) avversaria politica. Ma lo scopo, con ogni logica evidenza, era di fare sapere all’opinione pubblica che quella intrepida e forse incosciente creatura che osava sfidarla era nientemeno che la figlia di un ex sindaco la cui amministrazione comunale era stata sciolta per presunte infiltrazioni mafiose (circa 13 anni fa, quando il dottore Mittiga fu fermato, processato e assolto dal reato di presunta mafiosità). Non importa quello che oggi rappresenta nella società. Quale sia il pensiero, la mentalità, la cultura, la morale, la personalità di Ilaria Mittiga; ella è solo e soltanto “la figlia ecc. ecc.”.

Attenendosi ai fatti, pare che il PD sia stia appropriando di moltissimi uomini dal recente passato della destra berlusconiana per governare l’Italia (anche importanti ministri e sottosegretari), e ora stia cercando di riproporre anche metodi, cultura e mentalità di tale tristissimo e non lontano passato.

Ricordate il “metodo Boffo”?

É stato ideato, instaurato e sperimentato, con grande successo, nell’anno 2009, dalla comunicazione berlusconiana, tramite il Giornale di famiglia, diretto da Vittorio Feltri, che ha annientato la personalità (e costretto alle dimissioni) di Dino Boffo direttore diAvvenire (tanto per intenderci il giornale dei vescovi), reo di avere attaccato Berlusconi in merito alle vicende di Arcore, anche se in seguito abbiamo visto di quale immenso squallore si trattasse, ed i processi oggi si susseguono senza soste.

Il “metodo Boffo” è entrato nel lessico della politica italiana come tecnica di comunicazione che ha come scopo la demolizione pubblica e sistematica di chi osa mettersi contro, utilizzando dati e fatti (anche reali) soltanto in funzione della delegittimazione, soprattutto morale, dell’avversario.

E, considerato che Platì è uno dei Comuni i quali candidati sono sotto la lente di ingrandimento della Commissione nazionale antimafia, potrebbe essere possibile che qualche componente (magari ppieddino) alzi l’ingegno e proponga che non siano candidabili i parenti, entro il settimo grado, di ex sindaci la cui amministrazione sia stata sciolta per il sospetto inquinamento mafioso.

Ed anche perché la Presidente, la ppieddina Rosaria Bindi, nei giorni scorsi ha dichiarato a Radio anch’io, che l’ex sindaco di Platì, Francesco Mittiga, non era candidabile in quanto in contrasto con il codice di autoregolamentazione di candidature decisa dalla stessa Commissione.

Perché si può parlare di metodo?

Non solo Platì ma anche a Roma il PD attacca ferocemente Virginia Raggi, la giovane candidata a sindaco di Roma per i “5 Stelle” la cui unica colpa sarebbe un passato nella destra romana. Ma non si accenna nemmeno se ella abbia rubato o fatto azioni illecite ed illegali e se sia stata coinvolta, anche minimamente, nel “sacco di Roma” e in “mafia Capitale”, quando Roma era amministrata soprattutto da esponenti del PD.

Quello che ancor di più addolora e affligge è che si tratta di giovani donne!


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