L'analisi. E la volpe se ne andó...
- Bruno Salvatore Lucisano
Mi ero nascosto bene, doveva passare da lì, l’avevo vista arrivare, ho smesso di rifiatare. Tenevo in mano la cordicina, che doveva far scattare la trappola, che per l’emozione, continuava a scivolarmi. Eccola che arriva. Un solo passo ed è spacciata.
La volpe, si guarda intorno, scruta nell’aria, si ferma, poi rapidamente si gira ed inizia a correre all’impazzata, senza girarsi. Dalla velocità della corsa sembrava dovesse prendere quota da un momento all’altro e, in un baleno, l’ho persa di vista, non c’era più, come dissolta al vento. Nulla, niente più; zero, zero spaccato. La volpe se n’è andata e non ritorna più come Marco, di una famosa canzone. E pensare che a caccia chiusa, era sempre lì a passeggiare, sullo stesso viottolo che porta al paese. Avrà sentito qualche rumore, avrà sentito puzza di bruciato o forse, si era accorta che non era terreno di pascolo e che lì, da quelle parti, le lepri, corrono veloci, sono imprendibili, anche per i furbi, anche per una giovane volpe come lei. Il problema serio è che per la prossima passeggiata dovrà attendere ancora un po’, ma soprattutto cambiare viottolo e migliorare l’astuzia.
Chiudo questa ulteriore pagina di cabaret della politica calabrese, con la speranza che dopo l’ennesima bufala, anzi volpe, ritorni ad essere una cosa seria e che soprattutto si occupi di pane e lavoro.
Il trucco, in tutte le accezioni del termine, era evidente già dai primi colpi di piumino…
Passo e chiudo.