L’opinione. Platì, dico anch’io la mia!
- Carmine Verduci
Ho letto, e ho visto ultimamente alcuni personaggi interessarsi al comune di Platì, paesino ai piedi dell’Aspromonte orientale, che dopo esser stato commissariato nel 2012, dopo il tentativo intrapreso nel 2014, oggi vive la sua terza possibilità di riscatto Politico e sociale.
Qualche giorno fa è apparsa una notizia, una giovane 29enne pronta a candidarsi a sindaco; a quanto pare, la ragazza non sarebbe neanche del luogo stando alle cronache di questi giorni, e credo ci voglia un gran bel coraggio a dichiarare alcune volontà, e di questo dobbiamo solo dare merito, per il solo semplice fatto che per fortuna esistono giovani capaci e volenterosi che vorrebbero risollevare le sorti di una comunità che attualmente non versa in condizioni proprio ottimali, questo dal punto di vista socio-culturale, terrritoriale e politico in sé.
Alla lettura di questa intraprendente giovane, rimasi e rimango tutt’ora stupito, ma perchè credo che ogni lettore ne possa rimanere stupito difronte ad una manifestazione come questa, allora proprio in dialetto calabrese (come si usa della nostra parti) feci un po’ di ironia, ma non è che lo feci perchè credo di essere nel giusto, o credo nel riscatto popolare di un comune sciolto per mafia inseguendo la strada dell’opposizione alla legalità (giammai), ma perchè credo sia un fatto talmente palese che la ragazza in questione (con tutte le sue doti e ammirabili capacità intellettuali che non metto in dubbio, (essendo anch’io di sani principi) non andrebbe da nessuna parte.
Mi spiego; come potremmo eleggere un sindaco sconosciuto, straniero, e che consapevolmente “forestiero” venisse in un paese dell’Aspromonte a promettere di cambiare le cose?! No credo che non delegherei nessuno a rappresentarmi che io non conosca (mi sembra ovvio)!
Il discorso è molto ampio, e questa mia piccola riflessione parte da un presupposto molto chiaro:
É indiscutibile che la ‘ndrangheta esista, ed è un fenomeno che resiste in quelle sottoculture che ormai non hanno né regione e né confine, è chiaro ed evidente che Platì è stato teatro di numerose operazioni antimafia (che giustamente) hanno portato alla luce i numerosi bunker usati dai latitanti e perseguitati dallo Stato, balzati alla cronaca nell’ultimo decennio come se i bunker dei malavitosi appartenenti alla Mafia Siciliana degli anni 70-80-90 fossero passati in secondo piano.
É anche vero che è stato teatro recentemente di scandali giudiziari, di cui non cito neanche il nome dell’operazione per non sembrare un malavitoso che difende la ‘ndrangheta locale (come molti di voi penseranno), risultati veramente vergognosi e non proprio soddisfacenti, se si pensa alle gaffe create attorno ad un’operazione che sarebbe costata alle casse dello stato parecchi milioni di euro. Con risultati spesso rasenti allo squallore!
Il discorso che vorrei sottolineare a tutti coloro che delle sorti di un paese, paesino o cittadina che sia, è abbastanza semplice se non logico; i discorsi sono due; o c’è chi pensa di esordire nella società inventandosi improvvisamente martire o paladino della legalità proveniente dagli alti ranghi della società, oppure c’è gente che non pensa a quello che fa o che sta andando a fare, e cioè ci si improvvisa senza tener conto della ragione umana!
Il discorso di Platì a livello sociale è (SECONDO ME), purtroppo quello di uno Stato CHE HA FALLITO!
Platì, come del resto molti piccoli centri dell’Aspromonte additati come “ad alta densità mafiosa” è stato letteralmente abbandonato dallo Stato, che si è visto solo in quei tristi momenti, quando ormai, abbandonato a se stesso, qualcuno pensava di impadronirsene!
Allora io credo, che in primis la gente di questo paese, abbia avuto quella orribile disgrazia di vedersi cucire addosso e senza volerlo il vestito da ndranghetista, ed è purtroppo così…! Troppe pagine ingrate sono state dedicate a tale fenomeno, e poche, troppo poche alla parte sana, fatta di gente perbene, di gente che ha lavorato e che lavora onestamente.
Allora ecco che vediamo e assistiamo inermi a giovani sempre meno protesi alla cultura della legalità, meno affini alla convivenza pacifica, e sempre più orientati ad atteggiarsi come certi finti miti, frutto di un certo senso di difesa, che prescinde il contesto sociale.
La legalità d’altronde non esiste neanche all’interno del sistema politico Italiano (lo abbiamo visto) e lo stiamo vedendo ogni giorno in TV.
Come crediamo che Platì possa andare avanti, essendo vittima sempre da parte dello Stato, e della politica dell’abbandono più totale, che quando lo scorso inverno una terribile alluvione ha invaso le strade di fango, ha interdetto ponti e strade?
Solo passerelle pre-elettorali capaci di abbindolare quelle poche persone che hanno visto un’ancora di salvezza, un minimo di speranza nelle parole espresse dai pochi signori che hanno parlato di sviluppo e di rilancio.
Come ci può essere rilancio se non si abbattono quelle barriere sociali che hanno solo creato confusione e astio, nei confronti di quello Stato che avrebbe dovuto esserci sempre, e non solo quando si trattava di operazioni antimafia.
Io credo (ed è un mio personalissimo pensiero) che un rilancio ci potrà essere, soltanto nel momento in cui, i cittadini cominciassero a vedere che lo stato c’è sul serio, e che è disposto a sacrificarsi anch’egli per l’interesse del popolo.
Siamo abituati ormai a soliti “romanzi gialli” improntati sulla ‘ndrangheta che ripeto, esiste e non lo mettiamo in dubbio, ma non esiste solo nell’Aspromonte ed in Calabria, esiste all’interno dei palazzi politici.
Allora io credo che molte volte chi ha favorito questo o quel partito con lo scambio di voti fittizio o non fittizio, una tirata d’orecchie a questi “uomini d’onore” la dovremmo pur fare, perchè hanno dimostrato soltanto di fallire assieme alla politica stessa.
Un tempo il brigantaggio fu una ribellione all’oppressione del regno capitanato da un individuo chiamato “RE” e non eletto dal popolo, non sta a me raccontare la storia e l’evoluzione del fenomeno, ma credo che la ‘ndrangheta sia un un certo qual modo la stessa cosa ma evoluta, credo che il brigantaggio sia stato un modo per ribellarsi alle vessazioni della politica dell’epoca, e non certo scese mai a compromessi, mentre oggi assistiamo ad una ‘Ndrangheta infiltrata su diversi rami politici che scende a patti! Sarebbe il caso di gridare CHE LA Ndrangheta è MORTA ALLORA!
Credo proprio di si, e sebbene oggi come scrisse qualcuno, nel nostro DNA siamo tutti ndranghetisti, allora la colpa di chi è?
Dei nostri padri, o di una società dedita soltanto agli affari con la ‘ndrangheta (o pseudo-tale), che è servita fino ad un certo punto….e solo per qualcuno?
Mi rivolgo dunque alla gente del luogo, nata e cresciuta in queste montagne: “non fatevi scippare la vostra terra da nessuno, non autodistruggetevi, ma dimostrate di avere ancora quella dignità che è insita in ognuno di voi, quella dignità fatta di lavoro e sacrificio, di unione e non di disunione. Una società deve lavorare sodo per cambiare le sue sorti, non può continuare a sbagliare e ripetere gli stessi errori, soprattutto una società deve mettersi in gioco, e seguire l’evoluzione dei tempi, non rimanere fossilizzati ad un concetto che ormai viene brevettato sulla carta d’identità di ognuno per volere altrui…
Siate capaci di rialzarvi di dimostrare che la comunità Platiese non è ‘ndrangheta e bunker sotterranei…. ma una comunità che vuole crescere e quindi non morire nel suo stesso sangue”.
In quanto alla politica lascerei perdere la questione, perchè è già scandalosa di suo, se guardiamo allora nostra cara e amata Regione, vivere in una situazione di stallo totale, dovuto a chi e a che cosa, non sta a me giudicare, ma rimando la riflessione a chi ha promesso e ahimé non ha saputo mantenere.