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La lettera di Natale Bianchi e Piero Schirripa a don Luigi Ciotti

  •   Redazione
La lettera di Natale Bianchi e Piero Schirripa a don Luigi Ciotti

Non mettiamo in discussione la tua onestà, né la tua buona fede e perciò dobbiamo spiegare.

In questi giorni hai affollato la Locride di personali presenze e presidi, con impegno e testimonianza in varie realtà, soprattutto nelle scuole. Bene hai fatto. Le scuole hanno bisogno di accompagnamento antimafia (ce lo insegnano quei dolorosi applausi di studenti, che hanno scandito alcune proiezioni del film Anime Nere). Antimafia e severità degli studi devono essere le pietre d'angolo dell'educazione scolastica nella nostra terra. Ed entrambe sono carenti, purtroppo.

Noi, sul vessillo dell'Antimafia, scriveremmo Lavoro e Scuola.

Passiamo al tema del lavoro: dopo tanta rimozione, oscuramento, persecuzione e oltraggio, l'esperienza di Bregantini del lavoro come antidoto alla mafia torna ad essere valorizzata da te e dalle gerarchie della Chiesa Cattolica locale. La tua insistita presenza (che sarà ribadita il 21 marzo), l'omaggio di Renzi alle nostre cooperative, la visita dell'integerrimo Mattarella, anche nella veste di vittima di mafia, rendono giustizia a quanti nella Locride hanno duramente combattuto la battaglia dell'antimafia, spesso gratuitamente.

Onore anche a quelli che sono stati colpiti, sia dalla mafia, sia dall'antimafia.

Ma non vogliamo parlare di noi e di quanto a noi sia costata, materialmente e nella nostra onorabilità, la persecuzione che abbiamo subito da parte dell'Antimafia.

Vorremmo parlare di te.

Noi ti accusiamo, fraternamente, di aver sbagliato, legittimando la persecuzione giudiziaria e istituzionale subita dalle nostre cooperative antimafia  negli ultimi 10 anni (quelle che ora tornano in auge). Ti accusiamo di aver contribuito a distorcere le originarie finalità di promozione e di inclusione sociale, attraverso la riconquista della dignità con il lavoro.

Vedi, in Sicilia un grande movimento autoctono, non eterodiretto, anche cattolico (si devono nominare i vari eroi, i Mattarella, gli Impastato, i Puglisi...?), ha contrastato la mafia per liberare quella terra dal pizzo, dalla corruzione e dall'intimidazione.

Nella Locride, fin dagli anni '80, cioè da più di trenta anni, un movimento, soprattutto cattolico, di giovani e donne, riuniti in cooperative, ha fatto antimafia, quando nessuno aveva il coraggio di farlo, neanche le istituzioni. Vuoi che ti ricordiamo la cooperativa COJMA  o la cooperativa COSSEA, nata su quel solco, o Teresa Vesuviano o la Valle del Bonamico?

Esperienze dal basso, imperniate sul lavoro, che non solo hanno combattuto la mafia e sono state oggetto di gravissimi attentati, ma volevano cambiare la Calabria. Restare e cambiare: sogni e utopie.
Tu politicamente ci hai fatto massacrare dalle persecuzioni giudiziarie e dal disdoro dei pettegolezzi. Tu politicamente stavi con i potenti: con le procure e con le prefetture. Hai scelto, come altri, ciò che ti è convenuto. Noi, che pur non eravamo contro le istituzioni, ma volevamo conquistare un'altra Calabria, siamo stati puniti per questo e messi nella gogna. Alla fine però il tempo è stato galantuomo: ha provveduto la Provvidenza; i tribunali ci hanno dichiarato innocenti e questi giorni di riabilitazione, sia pur tardiva, ci incoronano vincitori.

Abbiamo detto scuole, ma d'eccellenza. Diciamo lavoro, ma duro e produttivo.

I nostri gruppi cooperativi hanno prodotto camicie e pantaloni, lamponi e maiale nero (caro Renzi, il nostro maiale nero lo vendiamo in gran parte a Pontassieve: lo sapevi?). Oggi il maggior gruppo cooperativo confessa che i tre quarti del fatturato (5 milioni su 6 e mezzo) provengono da soldi pubblici, cioè da ospitalità ad immigrati e fasce deboli. Cioè assistenza.

E' questa la nostra prospettiva? E' questo che vogliamo?

Il seme che abbiamo piantato, però, sta dando frutti: ci sono tante iniziative di lavoro agricolo, anche di ragazze; vedo piccole aziende in tutti i settori, che cercano sbocchi di mercato; nostre aziende continuano a vivere, a produrre lamponi, ad allevare maiali neri, a cucire capi di abbigliamento.

Locri, lì 15 marzo 2017 Natale Bianchi e Piero Schirripa

 


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