La riflessione. C’è bisogno di tempo, di molto tempo
- Bruno Salvatore Lucisano
Di Bruno Salvatore Lucisano - Nel luogo della foto dove degli incivili continuano, giornalmente, a gettare le buste piene di rifiuti di ogni tipo, sono stati trovati, tempo addietro dei rifiuti ospedalieri. Non so se portati dal mare, non so se gettati da qualcuno, fatto sta che…
Un anonimo signore, avvisa i vigili che sulla spiaggia, esattamente vicino al Lido Liberty, ci sono dei rifiuti ospedalieri: siringhe, garze e quant’altro. Il vigile, vigile, avvisa il sindaco e, nel frattempo, recinta la zona interessata con il solito nastro colorato. Il Sindaco, a sua volta, avvisa la Capitaneria di Porto, il Demanio Marittimo e non so chi altro ancora. Niente, la Capitaneria di Porto si muove a passo lento, come le tartarughe, e se ci sono tartarughe. Insomma dopo non so quanti mesi, nel posto indicato dall’anonimo signore, rimangono due pali di ferro e qualche metro di nastro. Delle siringhe e del resto, nemmeno l’ombra, da allora ci saranno state almeno cinque mareggiate e tutto è ritornato da dove, probabilmente, era venuto: nel mare.
Il mare che ancora e sempre nasconde le nefandezze, le scellerataggini, le turpitudini degli uomini. Il mare, cassaforte di fogne e di ogni rifiuto!
Io non do la colpa a nessuno, anzi a dire il vero, ho finito di scrivere e segnalare, tanto nulla succede e nulla cambia.
Io non so chi sono i responsabili e di chi la colpa, sicuramente quella grave, è di chi ha gettato quel materiale (probabilmente in qualche fiumara), però la colpa è anche di chi ha lasciato lì, credo per più di un mese quelle porcherie. Tutto qua.
Qui non è colpa di chi non ha vigilato perché il vigile ha segnalato e nemmeno è colpa della politica, che ha anch’essa segnalato il problema. Forse della Capitaneria di Porto?
No, no, la colpa è di quella gente indegna che non ha rispetto dei luoghi in cui vive. Di miserabili che non hanno rispetto per la loro Terra, per i loro figli, per i propri simili.
La colpa è, come al solito, degli animali con le scarpe ai piedi e scalzi di cervello.