La riflessione. La fine dell'asino
- Bruno Salvatore Lucisano
Ed eccoci qua, i soliti politologi da rruga, si affrettano a ricordarvi che la nostra è una repubblica parlamentare e non presidenzialista, dimenticando però, che le ultime elezioni politiche per quel che riguarda la Camera, sono state vinte da Grillo e non da Bersani, e che mai il Presidente della Repubblica s’è sognato di nominare un cinquestelle a capo del Governo.
Ed ecco come funziona questo capolavoro dei padri costituenti che nella stesura ultima erano tutti disturbati da parecchi bicchieri di Brunello di Montalcino. Infatti, Presidente del Consiglio, può essere nominato pure Pacciani. Se non mi credete, domandate ad un nipote di Meuccio Ruini che conserva ancora i tappi!
Napolitano, nomina Renzi; Renzi, nomina Mattarella; Mattarella nomina Gentiloni, alla faccia dei… che fa pure rima. Nessuno dei tre patrizi, votato dalla plebe! Nessuno dei tre è un parlamentare eletto dalla gente!
Le pance piene che si riempiono la bocca di popolo che guadagnano otto mila euro al mese, vi dicono che tutto va bene, tifano per Renzi e tengono il lutto per la sua dipartita. Non si preoccupano del 43% di disoccupazione giovanile, dei quasi cinque milioni d’italiani in povertà assoluta, non si curano che i nostri paesi stanno scomparendo assieme alla nostra cultura, ai nostri mestieri, alla nostra storia. Niente, stanno bene e se ne fottono. Anzi, avendo la faccia di mpigna vi dicono pure dove e come votare! Fetenti! Indegni! Disonesti!
Ma questi ragazzi, i nostri ragazzi che sono tenuti buoni dalle Hogan e dai telefonini offerti dalle nonne, un giorno (spero) si sveglieranno dal letargo e provvederanno a mettervi almeno una museruola.
Una volta, Mark Twain pubblicò una vignetta con un asino morto in fondo ad un pozzo con la scritta: “Questo asino è morto, per non aver ragliato”. Ecco, coraggio giovanotti, cercate di non fare la fine dell’asino per colpa degli asini ma soprattutto, cominciate a ragliare!