La riflessione. Muoiono sempre i migliori…
- Bruno Salvatore Lucisano
Aver stima di se stessi è una condizione fondamentale per vivere bene. Quindi essere contenti della propria vita, di quello che si fa e, le prospettive per il futuro, sono elementi che aiutano a rendere felice il cammino sulla terra. Per il cammino in cielo, parleremo un’altra volta.
Ma anche in questi casi, l’eccesso diventa difetto… insopportabile.
Il desiderio di suscitare ammirazione, plauso e compiacimento diventa, nei casi estremi e patologici, una malattia cronica.
La compiacenza di se stessi, il modo ed il mondo in cui si vive è sicuramente un fatto altamente positivo, sempre che, come dicevamo, non oltrepassi i confini della decenza e della normalità.
L’eccessivo amore per se stessi non deve portare mai alla superbia ed alla vanità perché qui, si entra poi, nel peccato. Civile e religioso.
Ma, in verità, può capitare pure l’irreparabile e questo è l’esempio…
Antonio Ariafritta, era un uomo con tutte le caratteristiche elencate sopra e, un giorno, si recò al lutto del suo migliore amico. Come succede, in genere, nella veglia funebre, si discute del più e del meno e come sempre accade si parla del defunto. E, proprio perché defunto, a volte, gli si danno meriti che in realtà in vita non aveva, ma tant’è. Fino ad arrivare alla frase canonica e forse nucleare: ”Muoiono sempre i migliori!”.
L’indomani, Antonio Ariafritta, fu trovato morto, suicida, nella libreria di casa!
Si muore anche per amore e lui, si amava troppo.
Scriveva Oscar Wilde: “Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore che dura una vita”.
Cazzate!