La riflessione. Roberto Benigni: dal doppio Oscar a “giullare di corte”
- Mimmo Musolino
Sono rimasti vivi in me i ricordi di quando la martellante pubblicità televisiva mi informava che in prima serata sulla rete regina della RAI si esibiva Roberto Benigni una icona dello spettacolo comico, e non solo, italiano.
Quando vinse, con il fantastico film La vita è bella ben tre Oscar dei quali quello di migliore attore protagonista (unico attore italiano nella storia del cinema), era il 21/3/ 1999, anche io, imitandolo, saltai sulla sedia e che per sfortuna andai a finire su quella sgangherata andando a sbattere con il culo per terra, ma per buona sorte, senza riportare danni. Non dimentico, durante la visione di quel film, quanto volte ho sorriso e quanto volte ho pianto, e non di comica gioia, ma per la drammaticità di certe scene mascherate da una struggente ed inimitabile comicità. Chissà quante volte ho rivisto l’esilarante film Johnny Stecchino, ora ribattezzato Johnny il Lecchino, e non mi sfuggiva nessuna proiezione dei suoi film, interpretati sempre insieme alla moglie, la bravissima attrice Nicoletta Braschi, sicuramente molto penalizzata per essere conosciuta come “la moglie di Benigni” e che invece è sempre una grandissima protagonista dei film, alla pari del marito, il quale però si avvaleva della sua presenza in televisione, con ascolti record. Ed i suo show erano sempre preceduti da violente polemiche per paura delle sue battute e parodie esilaranti contro il potere costituito. La satira ha avuto, storicamente, come bersaglio gli uomini al potere. Ma quale è il nocciolo della questione che mi ha procurato questa grande amarezza come estimatore di Benigni e come cittadino-contribuente italiano.
Ho imparato, e più volte ripreso, detto, scritto e fondato anche un Comitato Nazionale per la Costituzione, anche grazie alle parole di Benigni durante i suoi show con almeno 10 milioni di telespettatori, ed egli affermava a più riprese con fortissima convinzione ed enfasi che: “la Costituzione Italiana è la più bella del mondo e che tutti la copiano e c’ è la invidiano”. Ed il suo atteggiamento in merito al referendum di Ottobre (ancora cinque mesi di campagna elettorale se riusciremo a sopravvivere) sembrava essere coerente alla sua fortissima convinzione. Dichiarava che avrebbe votato per il “No” con tutto il cuore! Questo prima del tambureggiante attacco mediatico, senza tregua, da parte del suo “paesano” il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi il “Principino” fiorentino di Machiavellica memoria. E proprio il 2 giugno nella ricorrenza del 70° anniversario della Repubblica il comico toscano ha notificato al mondo intero il suo convertirsi a votare per il “Si” e quindi a volere stravolgere completamente e svuotare di contenuti la Costituzione quella che lui, per tanti anni, ha definito “la più bella del mondo”. E non è finita qui, ha anche annunciato al mondo intero la sua preferenza per, un certo Giachetti,sempree comunquepieddino,come erededel deposto sindaco pieddino di Roma Ignazio Marino. Non ho verificato, e non mi interessa, di sapere se l’illustre comico nazional-popolare ha la residenza a Roma oppure, in virtù della sua popolarità e della sua elevata audience televisiva, gli sia consentita la doppia cittadinanza elettorale. O che si sia preso d’invidia del comico e leader del Movimento 5 Stelle, Peppe Grillo e voglia anch’egli diventare un leader politico? Certo, ci mancherebbe altro, Benigni ha tutto il diritto di cambiare ed esprimere le sue opinioni politiche ma non approfittando del potere della televisione pubblica (a spese di ognuno di noi contribuenti, ma deve farlo come cittadino al pari di tutti gli altri e senza privilegi)! E con tanta tristezza ho rivisto Enrico Berlinguer appeso al suo collo, ed era il 17 giugno del 1983, ed i baci con Walter Veltroni e con Pier Luigi Bersani (brutalmente rottamati da Renzi, il nuovo e più giovane padrone). Sta di fatto che mi sono vergognato di essere uno dei facenti numero per infoltire il “gregge” dell’audience durante la sua ennesima scorribanda televisiva proprio la sera del 2 giugno scorso, ed in testa mi si arrovellava un pensiero del grande scrittore Primo Levi (sì, proprio l’autore di quel capolavoro di denuncia della immane tragedia universaledelnazi-fascismo: Se questo è un uomo) che affermava “..ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori quando al cittadino si nega la possibilità di attuare la sua volontà”. Liberamente, senza essere violentati continuamente e senza tregua, dall’arroganza della comunicazione di regime. Io mi auguro che Roberto Benigni voglia cambiare il suo nuovo orientamento di voto sul Referendum eche voti, come ha sempre fatto, con il cuore che indica sempre la vera natura dell’uomo ed esprimesempre il vero;in quanto le taschec’è li ha di già molto piene etronfie.