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La riflessione. San Luca, chi legge vive due volte

  •   Antonio Strangio
La riflessione. San Luca, chi legge vive due volte

Venerdì 7 ottobre, giorno in cui la chiesa festeggia la Madonna del Rosario,  i vertici della Regione Calabria, il presidente della giunta Mario Oliverio e l’assessore alla P.I. Federica Roccisano, si sono ritrovati  a San Luca per inaugurare l’anno scolastico 2016/17. Una scelta, quella del paese tanto caro allo scrittore Corrado Alvaro, che va nella direzione di ricordare, come d’altronde è più che giusto, il grande scrittore calabrese, del quale quest’anno ricorre il Sessagesimo della morte.

Ma è anche un modo per far capire alle aree più svantaggiate del paese la vicinanza delle istituzioni, e la necessità d’investire molto sulla scuola, se davvero vogliamo cambiare e risollevare il destino dei nostri paesi, evitare di conseguenza lo spopolamento e cercare così di limitare il più possibile il gap in termini economici e sociali che separa e tiene lontani, il nord ricco e annoiato da un Sud sempre più povero, moralmente deluso e in balia di eventi che lo stanno facendo precipitare sempre più giù, negli abissi più infimi.

Oliverio e Roccisano, ma non solo, hanno spiegato ai ragazzi di San Luca che sono belli e colorati, che la scuola è davvero il termometro con il quale si può e si deve misurare il livello e la qualità di vita di una comunità. Ma è anche il luogo ideale per dare vita ai sogni e noi sappiamo che i bambini anche in Calabria, e soprattutto a San Luca, riescono ancora a sognare.

E in un paese che non ha più nulla da vedere o da spartire con quello descritto dal suo figlio più illustre, in quel libro bellissimo e amaro che è “L’età Breve”, perché i bambini ora vanno tutti a scuola e non rappresentano più quella rivoluzione della quale aveva paura e timore il signor Oscuro del romanzo, perché secondo lui poco potevano sapere di algebra i ragazzini di San Luca, guardare alla scuola e crederci è, prim’ancora che un dovere, un atto etico che supera ogni confine…

Una speranza da tutelare, perché se dopo l’emigrazione giovanile che ha toccato punte di non ritorno, lo smantellamento delle stazioni e la chiusura degli ospedali perdiamo anche la scuola, allora non ci resta che piangere e partire, come quella ragazza di Reggio che una volta salita sul treno, si è sentita dire dal padre che l’ha accompagnata fino alla stazione, reggendogli  la valigia: “Figlia mia, parti e non tornare più. Vai lontano. Il più lontano che puoi.

I ragazzi di San Luca e di Calabria, vogliono restare, costruire nella propria terra un futuro fatto di cose buone e giuste, ma per farlo hanno bisogno di avere punti di riferimento credibili e la necessità di vivere e crescere in un paese normale. E dove non si parli di rinascita e di riscatto solo e soltanto quando i riflettori sono accesi, perché il male avanza e il bene arretra. E’ già successo in passato quello che non doveva succedere, che alle parole belle e trionfali non è seguito nulla e San Luca e il resto della Calabria sono stati costretti a ritornare in quel cono d’ombra che poi diventa labirinto buio e infimo.

Soltanto così la scuola può diventare davvero una palestra di vita, perché la scuola – come ha detto il giovane magistrato Salvatore Cosentino, nel suo intervento reale e appassionato – non è un’azienda, ma molto di più, perché nella scuola non si producono bulloni, ma uomini e cervelli. E perché soltanto la cultura – ha concluso – ci può aiutare a diventare anche più belli, e soprattutto essere liberi, grazie   alla forza della conoscenza, intesa come valore che ci aiuta a capire che un uomo non è quello che ha, ma quello che sa.

E noi che abbiamo ascoltato in silenzio la lezione del giovane magistrato, e abbiamo applaudito come non mai, perché i giovani di San Luca sanno distinguere tra bene e male, bello e brutto, aggiungiamo soltanto, per dirla con Victor Hugo “Colui che apre la porta di una scuola, chiude una prigione”. E che se davvero qualcuno pensa che investire nella scuola è un costo eccessivo, allora vi lasciamo immaginare quanto ci può costare l’ignoranza, perché in quella casa che entra un libro, come ha detto il consigliere del CdA della Fondazione Alvaro, Bruno Bartolo, viene distrutto un… fucile!  


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