Lavoratori precari di Locri sabato in sit in davanti la Cattedrale. Non lasciamoli soli
- Barbara Panetta
Continua a tenere banco la vicenda legata alla mancata contrattualizzazione dei lavoratori precari in servizio presso il Comune di Locri. Gli ultimi sviluppi arrivano da una comunicazione di Cgil e Uil in cui si annuncia per sabato prossimo, a partire dalle ore 16.00 nei pressi del piazzale della Cattedrale Santa Maria del Mastro di Locri, «lo svolgimento di un sit-in di solidarietà dei 15 lavoratori Lsu/Lpu in merito sia alla loro mancata contrattualizzazione e sia all'assurda decisione del Comune di Locri di sospenderli anche dall'attività di Lsu/Lpu». «Tale ingiustificata decisione da parte del Comune di Locri -scrivono i rappresentanti sindacali, Marando e Princi-, assunta senza alcuna comunicazione e autorizzazione della Regione Calabria in merito alla volontà di interruzione della convenzione stipulata con la stessa Regione per l'utilizzo dei lavoratori Lsu/Lpu per l'intero anno 2015, determina tra i lavoratori, che rischiano di trovarsi senza più un lavoro e un sostentamento economico per loro e le proprie famiglie, sgomento e indignazione. Il comportamento del Comune di Locri è al quanto singolare, non solo non ha proceduto alla contrattualizzazione dei lavoratori a differenza di tutti gli altri Comuni della Locride e dell'intera Calabria, di cui il costo economico è a totale carico del Governo Nazionale e Regionale, ma addirittura con un atto formale "unilaterale ingiustificato" comunica ai 15 lavoratori Lsu/Lpu di abbandonare il proprio posto di lavoro e andarsene a casa lasciando gli stessi nello sconforto e nella disperazione».
Sulla incresciosa vicenda che da due mesi tiene col fiato sospeso quindici famiglie della Locride, molto si è detto e scritto e nell'attesa che la confusione venutasi a creare trovi la sua naturale conclusione, molto si dirà ancora. L'anello debole di questa catena di articoli, parole, lettere e protocolli sono certamente i lavoratori che dopo aver prestato servizio in nero per decine di anni, nella più completa indifferenza delle istituzioni, si ritrovano oggi a dover lottare per vedersi riconosciuto un semplice diritto, tra l'altro a tempo determinato. Mi risulta davvero difficile concepire come si possa agire con tanta disinvoltura a scapito dei lavoratori di un ente pubblico che non può per sua natura appartenere a nessuno, se non ai cittadini e di certo non agli amministratori che solo pro tempore ne sono affidatari politici, responsabili dei diritti e dei doveri di chiunque. Persino di se stessi.
In un territorio dove il lavoro sta diventando un sogno utopico, la battaglia di quindici famiglie che pretendono di vedersi riconosciuto un diritto costituzionale, credo debba essere la battaglia di tutti noi, nessuno escluso.