Libertà di stampa ma non di gogna
- Redazione
Oggi è giorno di celebrazione per la stampa, si festeggia, o si dovrebbe festeggiare la sua libertà. Vi risparmio le premesse di rito e gli ovvi bla bla bla ipocriti sulla libertà di stampa. Sposto il discorso, dai casi specifici alle regole generali di una professione necessaria e delicata, sensibile soprattutto se la si esercita in Calabria. Informare è un diritto per chi scrive, essere informati è un diritto per chi legge. Doveroso per un giornalista è farlo bene, non a tutti riesce perché non tutti hanno le stesse capacità. A ogni giornalista deve essere garantita la libertà di esprimersi secondo la propria coscienza. Ma ogni giornalista deve sempre tener presente che nei fatti che racconta i protagonisti, diretti e indiretti, sono uomini e informare non significa dimenticare il rispetto per gli esseri umani dei quali si parla. Un bravo giornalista cerca la notizia e la offre ai lettori, non va mai oltre la notizia, non indugia su elementi di carattere personale che esulano dall’interesse di informare e essere informati. Se si parla di una rapina, le scelte sessuali del rapinatore non rivestono il carattere della notizia. Che un evasore fiscale se la intenda con la moglie del vicino non è una notizia, mortifica l’evasore, sua moglie, il vicino e la moglie del vicino.
Spiego meglio, se la tresca assurge a tema preponderante del pezzo sino a coprire la notizia della violazione di legge, il pezzo non è un buon pezzo e il giornalista non è un bravo giornalista. Ovvio che non per questo, come per nessun altro motivo, il giornalista deve essere minacciato. La minaccia è sempre un atto barbaro e la libertà di stampa è una garanzia per tutti. Non bisogna però essere ipocriti, o fingere di vivere in una società altamente civilizzata. La nostra società, parlo di quella calabrese, vive ancora in modo passionale, è agitata da pulsioni che ne condizionano l’agire. Chi scrive, da noi, non può farlo facendo finta di vivere a Stoccolma, deve informare minuziosamente ed evitare di colorire i fatti di interesse pubblico con elementi di carattere strettamente privato che non rivestono il carattere di notizia.
Se vogliamo essere seri e non atteggiarci a belle statuine, noi, che i nostri giornali locali li leggiamo. Interroghiamoci, quante volte si sorpassano i limiti della correttezza e quante volte si indugia su temi che non sono notizia ma pettegolezzo? Le vittime dovrebbero essere contente? Certo non dovrebbero arrogarsi il reato di minacciare. Dovrebbero tutelare le loro ragioni secondo legge. Ma inalberarsi anche contro le esagerazioni giornalistiche forse non sarebbe male. Ci sono giornalisti di lungo corso calabresi che non hanno mai fatto sconti a nessuno con riguardo alle notizie, grandi penne che non hanno mai ricevuto pallottole o minacce per posta. E diciamo anche che mai i criminali di livello si sono lasciati andare a minacce epistolari, piuttosto hanno colpito senza minacciare. Mi si permetta la provocazione: è scesa, si fa per dire, la qualità della criminalità, ma c’è anche un depauperamento della professionalità di chi scrive. Ci sono moltissimi ragazzi in gamba nelle redazioni calabresi ed è fisiologico che i giovani scalpitino per farsi vedere, qualcuno persino la sogna una missiva minatoria che gli dia un po’ di luce. Ma la strada dell’informazione è una missione, un sentiero e non un boulevard pieno di luci. Si arriva al successo per la serietà, per la coscienza.
Chi al posto della notizia ha messo il pettegolezzo può avere un lampo improvviso ma avrà una carriera buia. Professionalità, rispetto per se e per gli altri, umiltà, coscienza. Una stampa forte di questo è più forte di tutto e non c’è minaccia o mafia che possa fermarla. Una stampa forte di questo avrà la forza dei lettori che la renderà forte anche davanti ai poteri veri e non solo nei confronti dei rubagalline.
Fernando Sagado