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Ospedale Riuniti. Il nastro della vergogna

  •   Bruno Salvatore Lucisano
Ospedale Riuniti. Il nastro della vergogna

La cosa che più dà fastidio, che scrivo all’inizio per non dimenticarla, è che mentre scompaiono gli ospedali di Siderno, di Melito, di Locri ci sono servi che ancora vanno ad applaudire dietro ad un nastro! Ci sono politicanti che ci dicono come votare. E soprattutto, giornalisti che usano l’inchiostro come sostanza liquida per flebo, anziché per scrivere quello che vedono e sentono!

L’avvocato shampoo fresco, sindaco della città del nulla, pregustando (qualora vincesse il Sì) il grande balzo a Palazzo Madama, invece di preoccuparsi dei problemi di Reggio città metropolitana, va in giro, con truppe di chupa chups, a distribuire facsimili del Sì, al toscano!

Si è già dimenticato della commedia, di puro avanspettacolo, inscenata solo pochi giorni addietro ai Riuniti di Reggio Calabria.

Se lui, il presidente della regione Calabria, il ministro venuto da Roma, avessero un po’ di vergogna, dovrebbero lasciare i posti che occupano, proprio nel momento in cui, hanno appurato di un decesso per colpa (forse) di un reparto inaugurato e mai aperto.

Tutta quella fila dietro il nastro, sorridente e festosa, la mattina quando si guarda allo specchio, quando guarda i propri figli in faccia, non prova un poco di vergogna? Ma davvero per fare politica bisogna avere il cuore duro del serial killer, anziché studi e doti umane?

Lei, sindaco di Reggio, ha in comune con la buonanima di suo padre solo il cognome! Lei e quei mangia franco che le stanno attorno, dovreste ritrovare la strada del ritorno e cioè quella dei poveri sconosciuti e disoccupati che eravate, prima di sedervi in posti che non siete in grado, di occupare. Non avete la preparazione, la competenza, gli studi!

Il prestigio, la sapienza e la cultura, purtroppo per lei, non si ereditano né, nel caso del presidente della regione, s’imparano con la militanza secolare nel partito comunista. In questo partito s’imparava la solidarietà, la lotta operaia, la lotta per i diritti di tutti. Ora invece, i cari compagni si sono accorti che il comandare è meglio del fottere. Meglio è, se si comanda e si fotte…pure! Fottere in tutti i significati del termine!

Voi state dando, a vostra insaputa e solo per la gloria personale e la gloria bancaria, l’ultima spallata, quella definitiva, a questa divina Terra che vi siete dimostrati indegni di calpestare, figuriamoci di governare!

Per l’amor di Dio, tornate da dove siete venuti.


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