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Per non dimenticare. Il 3 settembre di Partinico

  •   Cosimo Sframeli
Per non dimenticare. Il 3 settembre di Partinico

3 settembre 1948, a Partinico (Palermo), la banda Giuliano uccide il Capitano dei carabinieri Antonino Di Salvo, il Maresciallo dell’Arma Nicola Messina e il Commissario della Pubblica Sicurezza della Questura di Palermo Celesino Zapponi. Vengono assassinati in un agguato compiuto in Via Finazzo da parte di elementi della “Banda Giuliano” che scagliarono alcune granate contro di loro. Rimasti gravemente feriti, per lo scoppio delle granate, vengono finiti a colpi d’arma da fuoco dai banditi usciti allo scoperto. Centinaia di Agenti di Polizia e Carabinieri vengono inviati alla ricerca dei malviventi. Nel corso del rastrellamento, il Carabiniere Salvatore Marino rimane ucciso da una raffica di mitra esplosa accidentalmente da un collega. La banda di Salvatore Giuliano, tra il 1943 ed il 1950, si rende responsabile della morte di centinaia di persone tra le quali decine di Carabinieri e Poliziotti.

3 settembre 1982, a Frattaminore (Napoli), viene ucciso in un agguato con modalità mafiose il Maresciallo della Polizia di Stato Andrea Mormile, in servizio presso la Squadra Mobile di Napoli, sposato e padre di tre figli. Si trovava libero dal servizio, insieme ad alcuni amici di fronte ad un bar della cittadina dell’hinterland napoletano, quando dinanzi a lui giunge un’autovettura di grossa cilindrata dalla quale scendono due uomini. Uno di questi, armato di mitra, apre il fuoco ferendo gravemente il Maresciallo Mormile e, in modo lieve, due dei suoi amici. Il secondo criminale spara alla testa del poliziotto quattro colpi di pistola. Gli assassini, quindi,  fuggono. Il maresciallo Mormile, nelle parole dei suoi colleghi e dirigenti, viene definito come uno dei poliziotti più impegnati contro la criminalità.

3 settembre 1982, a Palermo, vengono uccisi il Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’Agente della Polizia di Stato Domenico Russo. ln via Isidoro Carini a soccombere fu la forza che stava dalla parte della giustizia. Colpi di kalashnikov li uccidono. Reduce dall’opera di contrasto alle Brigate Rosse, il Generale Dalla Chiesa viene nominato Prefetto di Palermo nella primavera del 1982. Ne consegue l’arresto di numerosi boss, lo smantellamento di una raffineria di eroina; nonché la stesura di una vera e propria “mappa della nuova mafia” con particolare attenzione ai rapporti che legavano Cosa nostra e politica. Per l’efferato l’omicidio del Generale Dalla Chiesa, della moglie e dell’agente di scorta, sono condannati all’ergastolo i mandanti e gli esecutori.

3 settembre 1995, a Niscemi (Caltanissetta), scompare il giovane Pierantonio Sandri. I resti furono ritrovati nel 2009 a seguito a dichiarazioni di collaboratori di giustizia che hanno fatto luce sul particolare omicidio di mafia. Ha 19 anni, un diploma in tasca e l’obiettivo di diventare odontotecnico. Esce da casa sua per non farvi più ritorno. Nel paese sono i giorni precedenti alle elezioni amministrative e gli atti intimidatori contro i candidati sindaco non graditi a Cosa nostra sono all’ordine del giorno. Quando Pierantonio scompare ha appena visto un suo coetaneo appiccare il fuoco ad un’auto. Il timore di una denuncia spinge alla decisione più efferata: l’omicidio e l’occultamento del suo cadavere. Per anni la madre di Sandri, Ninetta Burgio, insegnante di scuola media, cerca invano la verità sulla scomparsa di suo figlio. La risposta arriva sotto forma di una lettera anonima, che permette la riapertura delle indagini, e la testimonianza di un collaboratore di giustizia. Dopo 14 anni, nel 2009, il corpo di Pierantonio viene ritrovato nelle campagne di Niscemi. Solo qualche mese dopo, a gennaio, è possibile officiarne i funerali celebrati da don Luigi Ciotti. Ad uccidere e a nascondere il corpo di Pierantonio sarebbe stato un ex alunno della madre, un giovane niscemese, che la famiglia Sandri conosce, Giuliano Chiavetta, già condannato in primo grado per quel’omicidio.

3 settembre 1998, a Scisciano (Napoli), è sera quando Giuseppina Guerriero, bracciante agricola, madre di quattro figli, viene trucidata da due killer per errore. I sicari volevano ammazzare Saverio Pianese, referente locale del clan Capasso. Dopo giorni di agonia Giuseppina muore. I suoi organi vengono espiantati.


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