Quando i calabresi si vendevano i capelli...
- Redazione
Molti questo dramma non lo ricorderanno, forse perché non lo hanno mai vissuto, magari perché troppi sono gli anni dal suo accadimento.
I calabresi, relativamente giovani, ricorderanno bene le nostre donne. Sedute davanti all’uscio a sciogliere trecce e corone e a tormentare le lunghe chiome corvine, rosse, bionde e castane, regalo del coacervo di genti che ha generato i calabresi. I pettini d’osso, a denti strettissimi, suonavano stonando quei fili d’arpa. I capelli si trappavano, ammonticchiandosi in grembi troppe volte materni. Il capillaro arrivava col sacco, lasciava qualche soldo, un utensile, un alimento. Andava via portandosi dietro l’anima delle nostre donne e la resa della dignità dei loro uomini. Dopo aver finito i soldi, essersi venduto l’oro, i capelli delle donne segnavano la capitolazione totale. Il fallimento materiale e morale delle famiglie, la fine di una civiltà millenaria. La pancia che comandava su tutto.
Chi non ha vissuto quei tempi non può conoscere la pena per le donne, quel senso di sconfitta delle classi umili e la loro deriva morale. Oggi i capelli calabresi non servono più, c’è gente troppo più povera ad altre latitudini con pance infinitamente più vuote da farsi strappare gli scalpi. Però i calabresi si faranno, strappare il denaro fino all’ultimo centesimo, poi porteranno, l’oro vecchio ai compra oro che spuntano a migliaia come funghi. E poi non si strapperanno i capelli, che tanto non interessano più a nessuno, ma torneranno a rinunciare ai diritti, quei pochi che hanno. Si piegheranno al bisogno e serviranno senza lamentarsi. perchè il capitale è un cartaro, baro per giunta, distribuisce per anni carte che potrebbero sembrare vincenti. Poi chiama giro, si serve in mano un’imbattibile scala e si riprende tutto il piatto, pieno, con quanto aveva concesso mentre tutti avevano pensato di aver vinto. E ora tutti, chi esodati e chi con i contributi da ricongiungere, si ritroveranno a sperare in Letta, dopo essersi fatti disperare da Monti, per salvare il paese, ma quale?
Fernando Sagado