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Questione meridionale. Politica e corruzione: i "vizietti" che hanno fagocitato il Sud

  •   Redazione
Questione meridionale. Politica e corruzione: i "vizietti" che hanno fagocitato il Sud

Un grosso errore fece Fracchetti, da esponente della destra storica, condivise l'espansione coloniale fascista. Si lasciò attrarre dal miraggio colonialista in Eritrea e Libia e qui accompagnò famiglie di coloni in maggioranza meridionali. Dopo alcuni anni si rese conto della fallace illusione africana di Mussolini che assegnò ettari di terra in gestione a privati speculatori che si arricchirono sfruttando indegnamente terroni e mano d'opera indigena. Dichiarò: «Oh quando penso come fui clerico mussoliniano, mi viene la voglia di pigliarmi a schiaffi da me stesso». Si sospetta molto sul suo suicidio.

La politica agraria mussoliniana danneggiò profondamente le aree rurali del Mezzogiorno e la secolare lavorazione del baco da seta. La produzione si concentrò sul grano a scapito di colture più specializzate e redditizie diffuse nelle aree più fertili e sviluppate. Si disboscarono intere montagne che causarono disastri ecologici di cui ancora si pagano le conseguenze.

Gaetano Salvemini mise in evidenza che la questione meridionale era principalmente questione morale e poi successivamente si poteva risolvere quella economica.

Con le leggi speciali-elemosina non si poteva verificare sviluppo. Chiamò in causa il suo partito socialista che si faceva scarso carico dei problemi meridionali intento a difendere il proletario industriale del Nord che non si univano nella lotta unitaria.

Ignazio Silone, nel suo celebre romanzo “Fonte Amara”, denunciò l'oppressione e l'ingiustizia della condizione di povertà dovuta sia alla politica mussoliniana che alla corruzione della chiesa cattolica proprietaria di latifondi esenti da imposte.

In una sua dura opposizione, sdegnato, si definì cristiano senza chiesa. Venne perseguitato, fuggì di qua e di là ma non si stancò di descrivere la realtà abruzzese simile a tutto il Meridione. Sognava l'arrivo del cristianesimo sociale.

Fu la politica di Cavour che, agevolando il Nord, non permise il decentramento amministrativo per il rispetto degli usi e delle leggi locali che avrebbero reso più agevole e meno doloroso il processo di assimilazione del Mezzogiorno al resto d'Italia.

L'onorevole Francesco Saverio Nitti, tra i massimi esponenti del Meridionalismo, approfondì le cause dell'arretratezza del Sud dopo l'Unità d'Italia ed elaborò diverse proposte non gradite dal fascismo.

Per questo fu vittima di intimidazioni squadriste che gli devastarono la villa.

Fu indotto a prendere la via dell'esilio. Scovato dalla Gestapo fu deportato in Austria. Tornò libero nel maggio 1945 grazie all'arrivo delle truppe francesi.

D'Annunzio detestava Nitti accusandolo di non tutelare gli interessi dello Stato perché si era rifiutato di riconoscere la legittimità del governo fascista. La musica non cambiò mai. Prevalse sempre una debole politica di provvedimenti speciali, di programmi di lavori pubblici promossi dell'alto senza che venissero rimosse le vecchie strutture feudali, prevalsero e prevalgono le ruberie della politica di Giolitti che mantenne il Mezzogiorno in uno stato di arretratezza e di soggezione politica che non permise una rivoluzione per il suo riscatto.

I Fatti di Melissa

Nell'ottobre del 1949 i contadini di Melissa marciarono sui latifondi per chiedere il rispetto dei provvedimenti emanati dal ministro Fausto Gullo che concedeva agli agricoltori la coltivazione di parte di terre incolte dei proprietari terrieri e dei fondi della Mano Morta della chiesa cattolica.

I contadini vestiti a festa avanzavano a dorso di mulo, sventolando fazzoletti e bandiere rosse. Le fanfare suonavano a festa. Infastiditi da questa ondata di occupazione i parlamentari della D.C. chiesero al Ministro Mario Scelba di intervenire per scacciare i contadini. Fu una vera carneficina.

De Gasperi fu obbligato a compiere un viaggio a Melissa. Dopo di che, pensa e ripensa bene, con l'aiuto degli americani dichiarò la Calabria aria depressa. Investimenti pubblici e progetti di legge per una riforma lo portarono all'istituzione della Cassa del Mezzogiorno.

Fu un calcolo di opportunità di politica e di tornaconto elettorale, di imbrogli e corruzione. Gli americani controllavano e utilizzavano i fondi erogati. Si trattò di un circolo vizioso appoggiato dalla D.C. che riaffermava la preminenza dei gruppi più forti dell'industria settentrionale, rafforzò le condizioni di arretratezza del Mezzogiono; rafforzò il processo di colonizzazione che privò le popolazioni meridionali di ogni possibilità di un proprio autonomo sviluppo economico.

Il movimento di sinistra Rinascita non si limitò ad esprimere il suo no alle misure governative per frenare i gruppi di speculatori e per questo fece la proposta di costituire cooperative gestite dai contadini a cui lo Stato avrebbe dovuto assicurare credito agevolato.

De Gasperi a tale proposta rispose con asprezza. In una lettera inviata a Gullo Togliatti scrisse: le asprezze di De Gasperi e i suoi attacchi alla sinistra hanno sempre qualcosa di torbido e di ottuso privi di coscienza cristiana per la giusta causa portata avanti dagli altri.

Le violenze continuarono e il movimento per una vera riforma agraria che partì dalla Calabria e si estese alla Lucania, alla Puglia e alla Campania. Ciò sta a dimostrare come, in determinate situazioni di alta tensione, le iniziative di lotta proveniente dal basso trovano le energie e i mezzi necessari per fermare gigantesche infrastrutture cattedrali nel deserto.

Nel 2015 il governo Renzi ha costituito la grande officina per il Sud, società pubblica con obiettivi simili a quella della vecchia Cassa del Mezzogiono.

Gian Antonio Stella descrive tutto ciò nel suo libro “Lo Spreco”, così come fece Gramsci, Corrado Alvaro ecc.

Fino a quando il vizietto degli affari politici si intreccerà con il vizietto della corruzione non si potrà mai avere innovazione, lavoro e tutela dell'ambiente.

Virginia Iacopino


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