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Referendum no, referendum si. Sempre una fregatura è

  •   Antonio Strangio
Referendum no, referendum si. Sempre una fregatura è

Per non dovermi sorbire ingiustamente le angherie di chi si è già schierato, lo scrivo in ordine rigorosamente alfabetico. Referendum no, referendum si. L’eterno dilemma di un paese e di una classe politica che in quanto a crearci confusione, non ha eguali, e ogni volta che apre bocca per dettare regole e indicare strade da seguire, ovviamente scatena i soloni dei social pronti a misurarsi a colpi di riflessione e perle di saggezza, che allo straniero venuto da lontano fanno pensare, o che siamo un popolo di esperti di cose politiche e costituzionali, o che viceversa siamo invece un gregge di coglioni incalliti.

E, in effetti, a poco meno di 24 ore dal fatidico voto, sul quale non è riuscito a stabilire una pausa nemmeno la vicenda umana e sociale capitata a uno dei rampolli di casa Agnelli, io – e non mi vergogno di ribadirlo – non ho ancora deciso a chi darò la mia preferenza, anche perché in testa mi frulla e quasi mi tormenta il vecchio adagio, tutto meridionale: il no ti scioglie il si ti lega.

Sarà perché mi reputo un ritardato politico, sarà che gli appelli lanciati dai vari leader mi hanno creato più confusione che convinzioni, sarà che non riesco a capire per partito preso, ancora non ho deciso su quale delle due caselle traccerò la mia fatidica e tanto desiderata ics. Anche perché mi suona strano che i due schieramenti, per tentare di portare più acqua al proprio mulino si sono affidati a volti e nomi che, pur essendo bravi e capaci nei loro campi di azione, poco sanno  e niente capiscono di politica e men che meno   di referendum con i quali si intende modificare parti di un dettato costituzionale che fino a ieri ci veniva invidiato da tutti i paesi del mondo.

Ecco perché sono ancora a metà del guado, e di questo passo non so ancora se riuscirò a raggiungere la meta, cioè il tanto atteso e famoso 4 dicembre. Voglio dire arrivare nel senso di recarmi alle urne e sapere cosa finalmente votare.

Mi spiego meglio. Sono tentato di votare no (sempre in ordine rigorosamente alfabetico), perché dire no a un quesito voluto da un governo che in questi anni ha prodotto più chiacchiere che altro, e per farceli ingoiare, le chiacchiere, ha mandato in avanscoperta una stangona come la ministra Boschi, tanto bella e attraente, quanto cattiva politicamente parlando, mi sembra a questo punto una scelta quasi scontata. Anche perché non so se è proprio vero che con il taglio dei senatori risparmieremo davvero 50 milioni l’anno, visto  e considerato che la riforma taglia le indennità ma non ci spiega come arriveranno a Roma i nuovi senatori, forti oltretutto di un doppio incarico: sindaco o consigliere regionale e senatore che mi fa pensare a un conflitto di…ruoli non molto distante da quello molto più famoso, il conflitto d’interessi sul quale per anni si sono persi e smarriti i nostri esperti di cose politiche. Se poi aggiungiamo che sotto referendum Renzi e i suoi ragazzi ci hanno promesso di tutto e di più: dal completamento della Salerno Reggio Calabria, al ponte sullo stretto  non so cosa altro dire.. Sono tentato di votare no perché  un referendum che si propone di abrogare parte di un dettato costituzionale, è un attentato alla stessa carta costituzionale, la quale sappiamo, è nata per mettere un argine a ogni forma di dittatura. E questa mia posizione che a tanti non può piacere, è rafforzata dal fatto che tutti gli esperti di economia e cose finanziarie che stanno prefigurando scenari apocalittici nel caso vincesse il no, sono gli stessi che hanno previsto catastrofe nel caso in cui gli inglesi avessero votato  la Brexit…Sappiamo tutti come è andata a finire.

Sono invece tentato di votare si, perché vedere tutti insieme quei personaggi che hanno fatto di tutto per portare sull’orlo del precipizio il nostro paese, aumentano in me i dubbi che già mi assillavano. D’Alema, Grillo, Berlusconi, Salvini, tutti sulla stessa barca non li avrei mai nemmeno sognati e il fatto invece che stanno remando nella stessa direzione, mi fa pensare che qualcosa non torna e che è in atto un tentativo di salvare quella che alcuni grandi intellettuali hanno definito “Democratura”, ossia dittatura mascherata da democrazia..  

Insomma, avete capito, comunque finirà, mi rendo conto che a perdere, ancora una volta sarà il popolo che non è più sovrano, e che mai come in questo momento dimostra tutta la sua fragilità politica e sociale. Nel mezzo ci stanno soltanto i bambini, gli unici contenti di un referendum che abbiamo discusso e analizzato in tutte le lingue, ma mai lo abbiamo compreso, perché per permettere agli italiani di esprimere la loro preferenza, saranno costretti  stare a casa per tre giorni di fila, perché le scuole, e questo è un altro fatto che non ho mai capito, saranno usate per ospitare i professionisti della Malapianta.  Quella che non governa ma impera. Impera sulle spalle e le disgrazie della gente normale.

            


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