Rimane in ginocchio il ponte di Bruzzano Zeffirio...
- Bruno Salvatore Lucisano
Rimane in ginocchio il ponte di Bruzzano, genuflesso dal 2 novembre 2015, quando l’alluvione gli ha spezzato le reni. Inchinato come i calabresi che aspettano, invano, che arrivi un elicottero in tempo di bonaccia, quando gli spettatori sono da un’altra parte, magari al lavoro. Sono ancora in ginocchio la fiumara e la strada, ed è ancora lì il mucchio di sabbia che ha retto il peso delle scarpe e dell’esibizionismo politico.
Adesso, fino al prossimo inverno, il ponte può aspettare e forse qualche anno ancora; del resto non arrivano spesso le alluvioni!
Il pezzo di strada sterrata rimarrà in attesa della prossima tempesta.
Era nascosto dalla lupa, stamattina, Scapparrone, sembrava rassegnato, spento… in lutto. E da tanti anni oramai che non passo intere giornate con lui, sicuramente non mi ha riconosciuto. Non l’ho fotografato, mi avrebbe mandato affanculo, l’ho solo guardato e risalendo sull’auto ho asciugato col dorso della mano le poche lacrime rimaste della rassegnazione, della disperazione, dell’impotenza.
Prima di partire ho rivolto lo sguardo verso il cielo sicuro di non vedere elicotteri, ma con la speranza di trovare Dio e anche se non l’ho visto, gli ho chiesto ugualmente di aspettare ancora un bel po’ per la prossima alluvione perché per sistemare quella passata, ci vuole del tempo e c’è bisogno di uomini, di altri uomini. Persone che si battono per questa terra e non per il loro conto corrente. Persone che quando guarderanno lo Scapparrone, l’Aspromonte, non avranno niente di cui vergognarsi. Persone che non facciano più piangere un uomo.
Fate con comodo, il calabrese oltre ad essere ndranghitista è anche paziente, educato e, soprattutto, avvezzo ed esercitato!