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Roccaforte del Greco, le verità

  •   Franca Milazzo
Roccaforte del Greco, le verità

Ho deciso di intervenire relativamente all’articolo riguardante il vissuto del Comune di Roccaforte del Greco, a firma Conchita Sannino apparso il 31 maggio scorso sul quotidiano “La Repubblica”, perché ritengo di conoscere molto bene quella realtà.

Io credo che descrivere il modo di vivere ed il modo di essere dei cittadini di Roccaforte del Greco meriti un momento di approfondimento più consistente rispetto all’escursione “mirata” di poche ore effettuata da una giornalista che doveva essere attenta e capace, in quanto rappresentante di una importante testata nazionale di cui sono da sempre assidua lettrice.

Roccaforte del Greco è un paesino arroccato sulle montagne dell’Aspromonte che man mano negli anni si sta spopolando (?). Fa parte, assieme ad altri comuni limitrofi della c.d. Area Grecanica, un’area geografica di origine greca localizzata attorno alla Vallata dell’Ammendolea e sicuramente non è un paese fantasma. Le persone rimaste a vivere lì (tra loro molti diplomati e laureati) in buona parte traggono sostentamento dall’agricoltura e dalla pastorizia. L’agricoltura comprende la cura degli ulivi con la conseguente produzione di ottimo olio extravergine, dei castagni, delle querce, nonché degli alberi da frutto, in particolare ciliegi. Alle donne è affidata la coltivazione e la cura degli orti oltre che l’allevamento degli animali da cortile che procurano alle famiglie il fabbisogno giornaliero.

La pastorizia rappresenta, invece, il più consistente guadagno: se la signora Sannino avesse potuto fare un’escursione più approfondita per i pendii si sarebbe certamente resa conto delle migliaia (e non di una cinquantina) di pecore e capre, ed anche vitelli, che pascolano tranquillamente; avrebbe potuto gustare le freschissime ricotte,  gli ottimi formaggi e salumi trasformati dalle mani esperte dei pastori.

E se alle sei del pomeriggio le donne rincasano (anzi io ne ho viste parecchie lavorare negli orti anche con il buio della sera) è sicuramente perché il Paese non offre un punto di socializzazione se non l’oratorio della Chiesa, precluso però nelle ore serali, perché il parroco non abita in paese ma altrove. Quindi, non rimane che il bar ma, per quello che può offrire, è meglio ritrovarsi nelle proprie case magari con le vicine.

Non capisco, inoltre, la necessità di rinvangare avvenimenti accaduti oltre 30 anni fa, tra l’altro non nel Comune di Roccaforte ma in altri territori. A chi giova mettere in risalto oggi episodi lontani nel tempo e che i più hanno abbondantemente superato e che i ragazzi conoscono soltanto per bocca dei padri?

È vero che è il paese di Giuseppe TRIPEPI, patriota risorgimentale, e Marco PERPIGLIA, valoroso comandante partigiano durante la guerra di liberazione, distintosi assieme alla moglie Giuseppina RUSSO, per il coraggio, la determinazione e la passione dimostrati in difesa dei valori della democrazia.

È vero Roccaforte ha sempre avuto ottimi amministratori e grandi sindaci che con la loro azione hanno lasciato ricordi positivi. Anche l’ultima compagine amministrativa guidata dal Sindaco Ercole Nucera ha espresso idee e progetti che sono stati tangibili ai residenti e a chi tornava a visitare il paese in occasione dei fine settimana o per partecipare alle iniziative promosse a scopo turistico e culturale, come la sottoscritta.

Mi sarei aspettata che la signora Sannino anziché mettere sotto accusa una cittadinanza che va rispettata a prescindere (che facciamo di tutta l’erba un fascio?) si fosse posta delle domande: perché le forze politiche  non hanno reputato opportuno presentare delle liste? Perché è stata presentata una sola lista, tra l’altro di una compagine politica scarsamente rappresentata non solo sul territorio locale ma anche nazionale, tra l’altro di estrema destra? Perché i cittadini di Roccaforte di fronte a questa unica prospettiva dovevano obbligatoriamente andare a votare, considerato che a Roma su 19 candidati a Sindaco ha votato il 50 per cento degli aventi diritto? A Roccaforte i votanti sono stati 61, le schede bianche 4, e le nulle 3; 54 le preferenze per il candidato sindaco rappresentante della lista Fiamma Tricolore (dati Prefettura Reggio Calabria): lista, tra l’altro, non conforme alle disposizioni legislative vigenti per la non presenza di candidati di genere femminile. Dalla signora Sannino mi sarei aspettata un appunto proprio su questo aspetto invece che quel “non contano niente” detto da uno solo, chissà chi… riportato e denotante una scarsissima sensibilità da parte di chi è donna anch’essa.

Forse che il peccato di chi non si è recato alle urne è stato non avere avuto simpatia per un candidato che rappresenta quanto sopra? Mi chiedo ancora, perché certe regole che valgono in tutto il resto dell’Italia, in Calabria non valgono? Perché fare due pesi e due misure? La Calabria non è tutta illegalità ed uno Stato che dimostra di non  essere capace di distinguere, rischia di non essere riconosciuto.

Su questo aspetto la signora Conchita Sannino doveva soffermarsi ed analizzare.


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