Terreti. Poste Italiane in fuga dall’Aspromonte
- Rosa Maria Musolino
Entrai in una assolta tabaccheria per comprare del sale e delle spezie, avevamo in mente di fare la festa ad un grasso “ciauregliu” (capretto), in occasione dei festeggiamenti in onore della Venerata Vergine, Madonna della Montagna, ma venni attratto da alcune meravigliose cartoline che illustravano incredibili, da favola, panorami che dalle colline pre-aspromontane che sovrastavano Reggio Calalabria scrutavano la marina, da punta Faro di Lazzaro e fino a Scilla, Bagnara ed al Monte Sant’Elia di Palmi e tutta la costa della Sicilia, da Milazzo a Taormina e le cime più alte ancora innevate, ma fumanti, dell’Etna e le isole Eolie quasi tutte immerse in un mare limpido e azzurro.
In nessuna parte del mondo si può ammirare simile spettacolo della natura! Era da poco spuntato, dall’azzurro del mar Jonio, un già rovente sole che irradiava un colore rosso vermiglio che tingeva le colline reggine di un colore stupendo ed irripetibile anche per i pennelli di Caravaggio, Giotto e Boccioni, il bravo pittore reggino.
Chiesi, all’assonnato tabaccaio, dei francobolli da appiccicare alle cartoline e chiesi quale era l’ufficio postale più vicino.
L’anziano tabaccaio sembrò morso dalla tarantola e scattò in piedi con insospettata vitalità. E disse: “ma vui pensati chi arrivati da città mi sfuttiti a mia, chi vi pensati chi siti cchiù dritti?” e poi quasi furente continuò: “viditi aundi ‘ndaviti a caminari se non voliti mi chiamu a me figghiu mi vi faci fujiri mani e pedi”.
Abbiamo capito che era inutile insistere per farlo ragionare e farci dire il perché di tanta offesa, quasi – quasi da lavare con il sangue.
Qualche centinaio di metri più avanti arrivati a Terreti, frazione pre-aspromontana di Reggio Calabria ci avvicinammo ad un gruppo (centinaia) di persone vocianti e incazzatissimi e raccontammo l’episodio che ci era capitato .
Fu come se avessimo profanato quanto avessero loro più caro, ma per nostra fortuna un giovane, laureto in giurisprudenza che faceva il sindacalista, ci informò che le poste italiane erano pronte a sopprimere anche l’Ufficio Postale di Terreti che era la sola antica istituzione che ricordava lo Stato democratico e repubblicano, come dice la Costituzione, che li teneva flebilmente, come un sottile filo di lana caprina, in contatto con il mondo globalizzato. Ed egli ci spiegò che restavano ancora più isolate anche le comunità pre-aspromontane di Arasì, Straorino, Cerasi, Nasiti, Trizzino ed abbiamo immaginato la disperazione di migliaia di persone che ancora vivono in questa vastissima area pre – aspromontana e di conseguenza anche di coloro che vivevano in montagna. lo Stato democratico e repubblicano che doveva garantire, sempre secondo la Costituzione, giustizia, equità sociale e progresso ai cittadini e che ormai aveva assunto le forme di un fantasma già da tanto tempo volatizzato e nascosto in un bianco lenzuolo, simbolo di resa e di malcelata vergogna.
Di questa gravissima situazione sociale si è fatta carico l’Unione Nazionale Consumatori di Reggio Calabria per iniziativa del Presidente regionale, avvocato Saverio Cuoco, che senza giri e panagirici di parole, ha messo le carte in tavola e sta valutando, insieme all’Ufficio legale della stessa U.N.C., di fare ricorso al TAR e “la richiesta al commissario della Corte Europea per il servizio postale, ELZBIETA BIENKOWSKA, di voler garantire il rispetto integrale degli obblighi previsti per il servizio universale della legislazione europea, in particolare, contrastando il processo in atto di riduzione e ridimensionamento dei servizi postali nelle zone rurali ed in quelle svantaggiate”
Altrimenti bisognerebbe concludere che “gli uomini dei boschi”, come descritti mirabilmente nel romanzo “Anime Nere” dallo scrittore aspromontano Gioacchino Criaco, sarebbero costretti, per comunicare, a ricorrere, ineluttabilmente, ai famigerati “pizzini” e alla inaffidabilità delle “mbasciate” ripercorrendo la strada della civiltà, a ritroso, fino ai primi albori del secolo scorso.