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Antonimina. Il comunista-poeta Micu Pelli cantato da Antonio Criaco

  •   Redazione
Micu Pelle in un'intervista anni 60 Micu Pelle in un'intervista anni 60

IL CD "STRIFIZI E SPIRANZI"

É l'opera di Antonio Criaco, cantautore di Africo, che musica i versi in vernacolo del famoso poeta contadino Micu Pelle, di Antonimina. Dodici inediti che ripercorrono le lotte anarchiche del Novecento, e che descrivono le grandi sofferenze e la malinconia degli emigranti calabresi. 

Il singolo, Nsegretu modu a lu Pataternu calabresi, è un dialogo immaginario del poeta con il Padreterno, a cui rimprovera le ingiustizie che portano alla creazione della classi sociali. 

Fresco e orecchiabile l'arrangiamento di Antonio Criaco, e magistrale l'interpretazione della "seconda voce", un originale Stefano Priolo.

«La parola di Micu Pelli è come un coro vibrante e nutrito, che raccoglie e mette insieme i frammenti dispersi di tante umili e piccole voci, proclamando vigorosamente le ragioni silenziose di quei “vinti”, che anche tanti anni dopo i tempi letterari e sociali del Verga, hanno conservato la medesima condizione nella penosa geografia della subalternità» 

«Una voce poetica delicata, ma forte, scritta con la picozza (u picuni) del rocciatore, vibrata nel cuore di quella montagna di miseria, dove più spesso la sua gente si ritrovava a soccombere, anziché a venir su…»

La storia di Micu Pelli 

Teresa Fazzari, contadina povera, fu promessa in sposa a Nicola Pelle, contadino povero. Ma il velo bianco del matrimonio fa ben presto posto al velo nero del lutto nel corpo e nel cuore, e la arma a resistere – piedi scalzi, mani ferite dalle spine dei campi, lo stesso vestito: inverno, primavera, estate e autunno - per la sopravvivenza dei piccoli figli. Che chiedono pane e quella madre addolorata, ma che non sa come provvederli in quella casa dove per la morte del marito Nicola, sopravvenuta nel 1920, la povertà si è degradata a miseria.

Micu ha dieci anni quando muore il padre Nicola di tubercolosi, male sottile, male romantico, senza sentimento, però per i corpi fradici dei terrazzani. Poiché anche i poveri ereditano, ha in dote, subito ipotecata alla fame, un fratellino, Bruno, e due sorelline Elisabetta e Maria. E da quell’ipoteca deve riscattarla, lui, che è il maschio più grande della famiglia, il primogenito. E a dieci anni va a zappare e a guardare le capre. E zappa e zappa fino all’età di sedici anni.

Emigrato in Argentina

Il viaggio nella realtà contro la realtà è la vocazione di tutti i meridionali, nati in un nido di stracci. I meridionali e i calabresi per poter mangiare e portare il pane in famiglia devono fare lunghi viaggi. Viaggia anche Micu Pelle. Ha appena sedici anni nel 1926, quando, insieme alla zio Vincenzo Siciliano, già emigrato, va in Argentina e si stabilisce a Tandil (Buenos Aires). Colà continua a zappare, come al suo paese.

Più tardi si sposta a Buenos Aires dove trova occupazione nell’edilizia. Frequenta gli anarchici, abbraccia gli ideali dell’anarchia, e aderisce alla Federacion Obrera Argentina. Si immerge nelle lotte, diffonde la stampa anarchica, entra nel mirino della polizia, e nel 1934 viene espulsa dall’Argentina come elemento “indesiderabile e sovversivo a carattere internazionale”.

Il “sovversivo anarchico” torna ad Antonimina

Dunque, da Tandil di nuovo ad Antonimina dove della Magna Grecia c’è solo la Magna Magna dei grandi proprietari terrieri il cui unico sforzo è quello d’allentarsi la cinghia dei pantaloni quando si siedono a tavola per il pranzo. Torna al lavoro usato di contadino senza terra.

I carabinieri lo tengono d’occhio quell’emigrato, che era ritornato con il marchio del sovversivo anarchico, eche, in più, aveva contravvenuto all’obbligo della leva. Ma non è mai troppo tardi per “servire” la Patria. Indossa così la divisa militare il 7 aprile del 1935…

Un oratore temibile

Fu un oratore temibile per la chiarezza esemplare del suo linguaggio: immediato, senza fronzoli, lucido, diritto. Nelle sue parole di contadino senza terra, senza studi e di comunista rivoluzionario risuonava l’eloquenza della realtà. Micu Pelle è stato qualcosa di più di un oratore. È stato un trascinatore di folle. È un tribuno del popolo, che nella sua parola si riconosceva, e che quella stessa parola gridata avrebbe dette se avesse saputo leggere o scrivere. 

La politica con il Pci 

Sempre alla testa delle lotte contadine, Micu Pelle ricopre il ruolo di vicesindaco nel 1952. Un’esperienza che dura poco. Con le elezioni amministrative del 1956 e la vittoria, arrisa alla sinistra, Micu Pelle viene eletto sindaco e vi permane per tutta la consiliatura. Sarà sindaco di nuovo nel 1970. Nel 1975 esce di scena.

Più che le cattive condizioni di salute, lo decisero i gravi contrasti interni alla sezione locale del Pci. E chiudeva con la malinconia della sconfitta secca: tradito anche dai suoi compagni di partito. Dopo 35 anni di presenza in consiglio comunale, o sui banchi della maggioranza o su quelli dell’opposizione, non fu rieletto. 

Il comunista-poeta

La poesia gli fu compagna d’un'altra poesia: una società senza sfruttati e senza sfruttatori, che fu per Micu Pelle uno strumento di lotta. Doveva essere costruttrice della coscienza di classe e annunciatrice di un mondo nuovo…

 


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