Bova, le sue ginestre e l'Aspromonte che verrà
- Gianfranco Marino
L’inverno sembra voler svoltare e i crinali delle montagne sembrano attendere impazienti il giallo delle ginestre che dalle nostre parti colorano e profumano tracciando un segnale chiaro rispetto alle latitudini ed alle origini mediterranee di questa terra. Un altro inverno si prepara a lasciare spazio alla primavera e sull’Aspromonte ionico, nei pressi di Bova, crocevia di strade invisibili che collegano in modo sconnesso i versanti più interni del massiccio, sembrano lontani i tempi delle faide, delle lenzuola macchiate di rosso, delle donne vestite di nero e della diffidenza serpeggiante che tracciava profili cupi di una terra per contro e per storia, solare ed aperta. Dopo gli anni bui, del decennio 80/90, da poco meno di vent’anni l’Aspromonte di Bova è davvero un’altra cosa, grazie ad una politica lungimirante attuata fin dal lontano 1995 e ad un nuovo modo di interpretare il proprio futuro, oggi Bova rappresenta un unicum nel panorama non solo provinciale. I tanti sforzi profusi, partiti da una consistente opera di recupero edilizio, ci consegnano oggi un borgo rinato e proliferante di iniziative, che si propone all’opinione pubblica nazionale come esempio positivo del made in Calabria e soprattutto del made in Aspromonte. Inserito dal 2002 nel Club dell’Anci riservato ai 208 “Borghi più Belli d’Italia” e dallo scorso mese di Febbraio nell’ancora più ristretto e prestigioso circuito turistico direttamente gestito dal Ministero per gli Affari Regionali il Turismo e lo Sport dedicato a soli 21 “Gioielli d’Italia”. Tanti riconoscimenti, tanti attestati di stima, tante prospettive di sviluppo, per un centro che, finiti i “fasti vescovili” e le lotte di classe legate ad un’epoca austera e spartana, si proietta in una nuova dimensione fatta di modernità e tutela delle tradizioni, utilizzo delle tecnologie e veicolazione dei messaggi culturali, rivisitazione delle peculiarità e tutela dell’immenso patrimonio etnico – linguistico, ma anche storico, paesaggistico e culturale. La strategia è ormai individuata, una nuova destinazione d’uso per un contenitore a cui negli anni si sta lentamente e faticosamente cercando di cambiare il contenuto. È la logica evoluzione delle cose, il naturale sbocco per garantire intanto un futuro, poi se possibile, far si che questo futuro sia all’altezza del glorioso passato. Il prossimo mese di Maggio, saranno due anni di un nuovo corso amministrativo che ha fatto e fa registrare confortanti segnali rispetto ad un percorso di crescita complessiva che guarda all’utilizzo di tutte le risorse in campo, puntando però ad alcune in modo specifico. Tra le strategie di rilancio del comparto turistico, fissate alla vigilia del voto del 2011, spiccano ricettività e cultura. L’ampliamento dell’offerta ricettiva grazie al coinvolgimento di molti privati, unita ad una politica di implementazione delle attività culturali, rappresentano una scommessa, fino ad ora orgogliosamente vinta. Nel 2012 la nascita del primo book-shop Città di Bova, il primo nella provincia reggina nato dalla collaborazione tra una casa editrice (Falzea) e l’Assessorato alla Cultura di un Comune. A seguire i fine settimana letterari, un’idea che ha fatto diventare Bova location per la presentazione di volumi di autori locali, nazionali ed internazionali. Da circa un anno e mezzo le iniziative di carattere culturale – editoriale si succedono a ritmo incalzante, veicolando il messaggio iniziale di Bova polo culturale, destinato all’immaginario collettivo, per come ci eravamo imposti. L’interesse suscitato dalle iniziative fino ad ora realizzate, rappresenta un importante indicatore rispetto alla bontà della strada intrapresa e le iniziative in cantiere sono davvero tante, in questo senso anche gli ultimi finanziamenti comunitari, già definiti in ambito PISL, ci consegnano prospettive quanto mai rosee. Oltre 2 mln di Euro già destinati, faranno si che nel prossimo biennio, si assisterà ad un’ulteriore completamento del percorso già intrapreso, questo grazie ad interventi sia di carattere strutturale destinati al recupero di alcuni edifici di proprietà comunale, sia di natura immateriale con attività culturali e didattiche che culmineranno nella realizzazione del un Museo del Costume della Magna Grecia che andrà a completare una rete museale già di livello con i Musei di Paleontologia e Scienze Naturali dell’Aspromonte e quello dedicato all’arte contadina intitolato a Gherard Rholfs, ma soprattutto col polo universitario per l’insegnamento della lingua Greco – Calabra. Tantissima carne al fuoco che garantirà un duplice risultato, collettivo e consentitemi, egoisticamente anche personale. Rispetto al primo, sembrano evidenti le ricadute di quanto sopra evidenziato, su una collettività che beneficerà di un contesto socio – culturale ed economico senza precedenti in provincia di Reggio Calabria e con pochi uguali in ambito regionale. Venendo poi all’aspetto squisitamente personale, stento a nascondere il mio compiacimento di fronte alla convinzione di avere operato nella giusta direzione. Facendo una personalissima considerazione, una delle solite, partorite davanti al camino in quest’ultimo scorcio d’Inverno, mi convinco sempre più che, chiacchiere di circostanza e strumentali polemiche a parte, rimane sempre un dato inequivocabile. Quando si amministra, in qualsiasi ambito della pubblica amministrazione, a parlare sono sempre i risultati, ci sarà sempre quel qualcosa in più che avresti potuto fare e non hai fatto, o qualcosa che avresti potuto fare diversamente, ma l’importante è tracciare un solco positivo su cui, che verrà dopo di te, volendo potrà camminare. Questo alle nostre latitudini e non intendo solo calabresi, spesso non coincide con il rinnovo del consenso popolare, quest’ultimo dipende da variabili che spesso sfuggono al civile ingegno, ma è abbastanza evidente che tutto ciò conta davvero poco, anche perché non è detto che si vada a ricercare nuovamente il consenso. La scelta di puntare sulla cultura e sul libro in generale per lanciare un segnale positivo, certo non è casuale, e se è vero che per educare la nostra terra alla civiltà, la strada da fare e tanta ed in salita, è altrettanto vero che a Bova il percorso di rieducazione culturale e civile, segna da tempo risultati confortanti. Altra considerazione, a caminetto quasi spento, mi suggerisce che, se nel 1995 non si fosse avviata quella prima straordinaria esperienza di innovazione rispetto ad un passato, figlio di una seconda Repubblica in declino, oggi staremmo a raccontare sicuramente un’altra storia, scusate la banalità figlia di… come mi viene la dico… e scusate se è poco!