Briganti. Antonio Zema il senzaterra
- Bruno Criaco
La porta di castagno della chiesa di San Rocco si aprì scricchiolando. Era ancora notte. Uscirono più di cinquanta persone, il parroco era alla loro testa. Dalle viuzze che portavano al calvario si unì altra gente e in prossimità delle croci spuntò fuori un’ombra. «Padre ci aspettano all’acqua fredda» «Muoviamoci allora che ci prende il giorno sennò».
I due uomini si misero in marcia, e si staccarono dal gruppo poco prima della meta stabilita. Avanzarono in mezzo ai faggi con circospezione, la sorgente dell’acqua fredda era a poche centinaia di metri. Il cardinale li accolse calorosamente, li mise al corrente della situazione, non gli nascose che la missione che li aspettava era durissima, ma sapeva già che nessuno di loro si sarebbe sottratto.
Dovevano fermare i “senza Dio”: e li fermarono. Il cardinale era Fabrizio Ruffo, e gli uomini che lo seguivano erano il suo esercito: i “senzaterra”. Degli oltre ventimila uomini che arruolò in Calabria, qualche migliaio proveniva dal cuore dell’Aspromonte. Uno di essi era “l’ombra” del calvario, Antonio Zema, di Africo. A Napoli combattè come una furia ed i Francesi se lo “segnarono”.
Dicono che quando tornò al paese, la sua bisaccia era piena d’oro, e in tanti nei tempi si sono calati nelle caverne della Rocca della morte, dove la legenda vuole che lui l’avesse nascosta. Nel 1806, pochi anni dopo i fatti di Napoli, Napoleone mandò un battaglione di volteggiatori per fare vendetta. Attaccarono Africo. Uccisero donne bambini e anziani. Incendiarono le case. Zema sfuggì all’assalto, organizzò l’offensiva ed attaccò i Francesi nel bosco del Carruso.
Era ancora notte. Fu un massacro per i Francesi, e quel bosco diventò il “bosco degli spiriti”. La vendetta di Napoleone non riuscì in pieno, ma i suoi uomini erano stati spietati anche con chi non si poteva difendere, e stavolta fu Zema a segnarseli. Formò una banda e si diresse a Monteleone, dove si unì ai soldati borbonici e ai briganti delle Serre che combattevano i Francesi.
Per anni la sua banda fu il terrore dei Napoleonici, ma nell’autunno del 1810 fu ucciso in un’imboscata e la sua testa per spregio fu mandata ad Africo e depositata davanti alla porta della chiesa di San Rocco. Da qualche traditore. Di notte.