Che prezzo ha la lealtà? 18 gennaio 1994, la storia di Fava e Garofalo
- Cosimo Sframeli
Appuntato Scelto Antonino FAVA
Capo equipaggio del Nucleo Radiomobile Comando Compagnia Carabinieri di Palmi (RC)
Taurianova (RC) 15/12/1957 – Scilla (RC) 18/01/1994)
Medaglia d’Oro al Valor Militare
Appuntato Scelto Vincenzo GAROFALO
Autista autoradio del Nucleo Radiomobile Comando Compagnia Carabinieri di Palmi (RC)
Scicli (RG) 10/04/1960 – Scilla (RG) 18/01/1994)
Medaglia d’Oro al Valor Militare
La sera del 18 gennaio 1994, l’equipaggio del Radiomobile del Comando Compagnia Carabinieri di Palmi, composto dagli Appuntati Antonio FAVA e Vincenzo GAROFALO, a bordo di un’Alfa 75 coi colori d’istituto, aveva fatto da “staffetta” a cinque magistrati di Messina che si occupavano di mafia e che, nel supercarcere di Palmi, avrebbero dovuto raccogliere il pentimento del boss Luigi SPARACIO. Quel giorno, i due Appuntati erano addetti alla scorta dei giudici messinesi. La nave traghetto sbarcò a Villa San Giovanni alle 16:00 di martedì. A sirene spiegate, le due auto blindate più la “gazzella” dei carabinieri, partì alla volta del supercarcere di Palmi. I magistrati iniziarono l’interrogatorio di Luigi SPARACIO e fissarono appuntamento alla scorta per le ore 20:00. FAVA e GAROFALO ritornarono al carcere, attorno alle 20:15, e presero un caffè con i magistrati che, nell’occasione, li avvertirono che ne avrebbero avuto ancora per almeno un’ora e mezzo. L’equipaggio chiese istruzioni e la Centrale Operativa impartì una “ricognizione” sull’autostrada per poi tornare all’appuntamento con i cinque magistrati da scortare fino a Villa San Giovanni. Imboccato il raccordo autostradale a Palmi, FAVA segnalava la presenza di un’auto sospetta. Un allarme infondato. I militari non immaginavano mai di poter essere essi stessi obiettivi di attacco. Quindi, percorrevano il tratto autostradale con i lampeggianti dell’auto accesi quando, a circa tre chilometri dallo svincolo per Scilla, dopo una serie di gallerie, in un percorso rettilineo ed in discesa, entrarono in contatto visivo con un’auto sulla quale viaggiavano trafficanti di armi, con a bordo il carico, che pensarono di essere stati riconosciuti e di dover essere controllati. Uno di loro (divenuto poi collaboratore di giustizia), improvvisamente, aprì il fuoco. Esplose contro decine di colpi di mitra non lasciando scampo ai due carabinieri. GAROFALO, freneticamente, tentò di bloccare l’auto di servizio, per poter imbracciare la armi e rispondere al fuoco. Per primo fu ucciso il capo equipaggio e, in successione, l’autista. L’auto militare finì la sua corsa contro il guard rail di destra. Il killer scese dalla macchina ed esplose altri colpi d’arma da fuoco, sparati dalla parte anteriore rispetto all’autoradio, all’indirizzo dei due militari ormai inermi. E ancora, si avvicinò a loro e sparò da distanza ravvicinata. “Furono giustiziati”. Alle 21:15 il contatto radio con la Centrale era interrotto. I due Carabinieri saranno rintracciati poco più tardi e ormai senza vita, da due finanzieri che, per caso, transitavano per l’autostrada. Fava fu trovato con il mitra d’ordinanza in mano. Non ebbe la possibilità di usarlo contro i suoi assassini e impedire quell’inutile sacrificio.
Il Colonnello Massimo CETOLA, Comandante Provinciale dell’Arma, recatosi sul posto, alla vista dei due Appuntati crivellati di colpi, disse: “E’ stato un massacro”.
I nuovi due martiri, nell’obitorio di Condera, ricevettero il commosso omaggio del loro Comandante. Il Generale Luigi FEDERICI, nella nottata, si recò a Reggio Calabria. Giusto il tempo di raccogliere le prime informazioni sulla vicenda, chiese di essere accompagnato alla sala mortuaria. Le sue parole: “Per l’Arma è un grande dolore. Porteremo a spalla altri due servitori silenti dello Stato e ci rimane il solo conforto di saperli caduti per un’Italia migliore, uccisi da qualcuno che vuole in ogni modo e con ogni mezzo impedire che l’Italia diventi migliore”.
Vincenzo GAROFALO (nella foto a sinistra), di Scicli, aveva scelto l’arruolamento nell’Arma con entusiasmo. Per dodici anni aveva servito il Paese, sempre in prima linea, con impegno e dedizione, fino all’agguato del 18 gennaio. Avrebbe compiuto trentaquattro anni il 10 aprile del 1994, Appuntato Scelto dei Carabinieri massacrato a colpi di mitra assieme al collega Nino. Troncò con la vita e con il lavoro per mano e per volontà altrui. Una cinica esecuzione. Padre di due bambini in tenera età, Guglielmo di tre anni e Andrea di tre mesi, era stato impiegato di servizio in Sardegna, a Roma, a Torino e, per ultimo, a Palmi. Con lui sempre la moglie, Patrizia SCANU, conosciuta in Sardegna.
Nino FAVA (nella foto a destra), trentasei anni di Taurianova, essere carabiniere era stata una scelta di vita. Il padre era pensionato, aveva lavorato nel presidio ospedaliero di Taurianova. La madre svolgeva l’attività d’infermiera professionale. Il giovane Carabiniere, sette anni prima, aveva sposato Antonietta ANILE, di San Procopio, con la quale aveva avuto due bambini, Ivana di sei anni e Valerio di tre. Una famiglia felice, unita da profondo amore. “Il gravissimo efferato episodio consumato contro i due innocenti militari dell’Arma dei carabinieri” – dichiarava il Senatore Emilio ARGIROFFI, Sindaco di Taurianova – “provoca dolore e vivissima indignazione in tutti i cittadini … L’Arma dei carabinieri è in prima linea nell’opera di difesa dei cittadini e questa strage non può non provocare un moto di amarezza e d’ira. E’ stato un atto di ferocia inaudita senza pari, forse superiore ad altri assassinii, nei quali l’identità dei sacrificati era precisamente scelta”.
I funerali, in forma solenne, furono celebrati nel Duomo di Reggio Calabria dall’Ordinario militare Monsignor Francesco MARRA. Il Governo fu rappresentato dal sottosegretario agli Interni, Senatore Antonino MURMURA. Cordoglio, dolore e rabbia, sentimenti che si accavallarono ed esplosero in un lungo applauso al passaggio delle due bare avvolte nel tricolore e portate a spalla dai compagni d’armi.
A essi intitolarono il Comando Scuola Allievi di Reggio Calabria. Furono decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione.
Appuntato Scelto Antonino FAVA:
“Capo equipaggio del nucleo radiomobile in area a elevata densità mafiosa, nel corso di predisposto servizio di controllo del territorio, intimava in movimento l’alt ad autovettura sospetta. Fatto segno a reiterata azione di fuoco da parte dei malviventi che non arrestavano la marcia, li affrontava con insigne coraggio e grande determinazione replicando con l’arma in dotazione finché, colpito in più parti del corpo, si accasciava esamine. Le successive indagini consentivano di arrestare gli autori, identificati in cinque pericolosi pregiudicati appartenenti ad agguerrita organizzazione criminosa, e di recuperare le armi e l’autovettura d’illecita provenienza utilizzate dai mafiosi. Fulgido esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinto fino all’estremo sacrificio. Scilla (RC) Autostrada A/3 Sa/Rc 18/01/1994”.
Appuntato Scelto Vincenzo GAROFALO:
“Conduttore di autoradio del nucleo radiomobile in area ad elevata densità mafiosa, nel corso di predisposto servizio di controllo del territorio, intimava in movimento l’alt ad autovettura sospetta. Fatto segno a reiterata azione di fuoco da parte dei malviventi che non arrestavano la marcia, li affrontava con insigne coraggio e grande determinazione replicando con l’arma in dotazione finché, colpito in più parti del corpo, si accasciava esamine. Le successive indagini consentivano di arrestare gli autori, identificati in cinque pericolosi pregiudicati appartenenti ad agguerrita organizzazione criminosa, e di recuperare le armi e l’autovettura d’illecita provenienza utilizzate dai mafiosi. Fulgido esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinto fino all’estremo sacrificio. Scilla (RC), Autostrada A/3 Sa/Rc 18 gennaio 1994”.