Cinquefrondi: Quattro sindaci meridionali si raccontano
- Giuseppe Mammoliti
A Cinquefrondi quattro sindaci meridionali si raccontano e raccontano le loro esperienze maturate nel corso dei loro più o meno lunghi mandati.
Questi i nomi dei “quattro moschettieri” della serata di Cinquefrondi: Domenico Lucano, Sindaco di Riace, Renato Accorinti, Sindaco di Messina, Michele Conia, Sindaco di Cinquefrondi, Luigi de Magistris, Sindaco di Napoli.
“Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte…” queste parole di una famosa canzone di Faber, mi sono balenate nella mente nel sentire De Magistris dire che a mandarlo via dalla Calabria non è stata la ‘ndrangheta, ma organi e uomini dello stato a dimostrazione che il “malaffare” nn è solo quello che i mass media ci raccontano, ovvero la delinquenza più o meno organizzata, bensì quello presente all’interno delle istituzioni dello stato. Il quale non è quel monolite granitico, formato da persone integerrime ma costituito, per buona parte, da personaggi di infimo valore morale, tutt’altro che rispettose delle leggi dello stato e che, all’interno delle istituzioni democratiche, difendono interessi di caste occulte e interessi che nulla hanno a che vedere con la difesa dei valori della Costituzione. Ciò a dimostrazione di quanto Leonardo Sciascia fosse nel giusto, quando asseriva che “se lo Stato volesse veramente combattere la mafia dovrebbe suicidarsi.” E non è che al nord le cose vadano meglio!
Dai fatti emersi nel Veneto, in Lombardia e altrove a nord di Napoli, risulta che le consorterie siano ancora più fameliche e sfrontate. Forse perchè, a quelle latitudini, reati che nel meridione sono combattuti con leggi rigorosissime, al nord vengono derubricati a robetta da nulla per cui i farabutti di stato nn vanno nemmeno in carcere. Caso “Mose” docet!
Il Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, antico demoproletario che mai ha tradito quegli ideali, ha illustrato la sua particolare esperienza consistente nell’aver riportato in vita un paese destinato a morire, se nn già defunto, e di come l’integrazione non sia solo possibile ma persino utile e conveniente. Riace conta oggi circa 1800 abitanti di cui circa 500 provenienti da ogni parte di un mondo che sta ancora più a sud di noi “terroni”. Un esperimento notevole seguito con attenzione da molti osservatori a livello planetario.
Renato Accorinti, con la passione che contraddistingue i suoi più sentiti interventi, ha invitato tutti ad evere coraggio nel combattere e a non essere passivi di fronte al male, perché la vita può diventare bellissima se riusciamo a scrollarci di dosso l’ignavia e disinteresse verso le cose importanti della vita. La sua esperienza dovrebbe insegnare che nulla è impossibile se l’obbiettivo da raggiungere è veramente voluto.
Anche Michele Conia, giovane Sindaco di Cinquefrondi, pur nella sua breve esperienza, ha confermato quanto detto da Accorinti. Ma bisogna dire che molti degli obbiettivi raggiunti in questo primo anno del suo mandato sono stati centrati grazie al personale impegno e all’entusiasmo dei tanti volontari che si sono spesi a favore della comunità cinquefrondese. Nel suo discorso ha dato prova di avere a cuore non solo le sorti del suo paese, del suo campanile, ma quelle del comprensorio. Concetto estendibile a tutto il meridione, se solo i meridionali riuscissero a parlare con una sola voce e farsi cosi sentire dal potere centrale.
Ma l’esperienza più significativa rimane senza ombra di dubbio quella pluriennale di Luigi de Magistris, Sindaco di Napoli. Eletto in un particolare momento della vita della grande città campana, antica capitale del Regno delle due Sicilie, momento in cui il comune era oberato da ben 1.8 miliardi di debiti con i pagamenti alle ditte fornitrici che avvenivano a “4 anni”, con la ventilata possibilità della chiusura della scuola pubblica che egli, tuttavia, non chiuse, e per questo finito sotto processo ma assolto dalla corte dei conti in quanto, secondo l’autorevole giudizio, egli aveva interpretato nel più corretto dei modi, i prinipi della nostra costituzione. Importantissimo il fatto di avere cancellato tutte le Spa che gravavano sul groppone dei napoletani operando, da vero comunista, una riforma a dir poco rivoluzionaria in tempi di neoliberismo, centralizzando i servizi e riuscendo così a ridurre drasticamente le spese e a quindi a compiere il miracolo di far sparire la “monnezza” dalle strade di Napoli. Oggi l’antica capitale del meridione sembra essere tornata agli antichi splendori registrando il tutto esaurito in quest’ultimo ferragosto. Il debito pubblico è regredito e i pagamenti avvengono non più dopo 4 anni bensì a 90 giorni.
La ricetta usata per sanare Napoli dovrebbe essere usata per risanare il paese italia: basta con le Spa, di ogni genere, private, che succhiano il sangue alle casse pubbliche di comuni, regioni e stato, che le uniche SpA siano solo le “Società per Amore”, amore verso il paese e verso tutti.