Da Brancaccio a Bosco Sant'Ippolito: il "generale" Suor Carolina
- Redazione
di Angelica Squillaci - Si colloca in una realtà geografica un po’ appartata il centro padre Pino Puglisi gestito da suor Carolina e da altri volontari: giunti nella piccola frazione bovalinese bisogna cercarlo, ma i giovani sanno dov’è. È il loro punto di incontro, un luogo di crescita, è impegno, è formazione, è un appuntamento a cui non mancano mai. «Di ragazzi ne ho visti passare tanti», esordisce con queste parole suor Carolina che, sorridente e nostalgica al contempo, ci parla della sua missione educativa e della sua esperienza accanto a beato don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio (in provincia di Palermo) vittima di mafia. A Palermo, racconta di aver trascorso anni difficili, lunghi periodi segnati dalla paura, dalla consapevolezza di vivere in un territorio ostile; nonostante tutto suor Carolina scelse di affiancare don Pino, di scommettere insieme a lui, la posta in gioco era alta, il rischio pure. Si trattava di giovani.
Giovani vite, incoscientemente, spese a far male e a farsi male, per conto di “mamma” mafia. Negli anni in cui persino le lotte clandestine tra cani, negli scantinati fatiscenti di alcuni borghi periferici e isolati, era ritenuto fra gli adolescenti opportuno passatempo o addirittura banale prova di coraggio, don Pino proponeva ai suoi giovani una strada alternativa, quella che avrebbe portato alla libertà.
È proprio suor Carolina che ci racconta di questo prete, che nella sua ordinarietà era straordinario, che amava i giovani, perché capaci, perché menti fresche, perché speranza e potenziali garanti di cambiamento anche dove ormai tutto sembra cristallizzato per paura. Se don Pino, quel 15 febbraio 1993, viene freddato da due colpi di pistola dietro la nuca, questo non significa che abbia perso la sua scommessa. No. La sua vittoria è il centro educativo di Bosco, il centro Padre Nostro di Brancaccio, è suor Carolina e quanti riconoscono la sua missione ardua, sono i giovani che lo guardano come esempio di straordinario coraggio speso ordinariamente. Le attività educative e formative si svolgono tre volte a settimana: lunedì, mercoledì, venerdì. Gli operatori della struttura supportano i ragazzi nel recupero scolastico e propongono loro svaghi ludici, gare sportive, momenti riflessivi. Tanto attesi, sono, poi, i viaggi; un connubio di spensieratezza e crescita che i ragazzi apprezzano particolarmente. Una vera e propria risorsa, l’associazione don Pino Puglisi che agisce per ovviare ad un diffuso disagio sociale, alla povertà educativa. Educare giovani cittadini ad essere ligi al dovere, ad essere promotori di legalità, di pace. Ad essere se stessi. Angelica Squillaci
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