Da Lombroso ai “professionisti della legalità”: non ci sono più i nemici di una volta!
- Antonella Italiano
Compresi cosa fosse Africo solo quando risalii le sue montagne, toccando le pietre che furono scelte dalla sua gente: là una casa, là una strada, là una chiesa, là un ponte. Respirai gli odori che questo popolo si portava nel sangue, sapevano di erbe, di funghi, di terra e animali, e di carne di capra messa a bollire.
Vibrava ancora un grande dolore, lassù, che non giustificava ma spiegava molti silenzi, e persino qualche errore. Ma quell’infinito avvicendarsi di giorni e di notti si perdeva nelle vallate come un grido, come un’eco risucchiata dall’Aposcipo.
Così andai oltre e di Africo desiderai un figlio, un figlio che avesse il sangue aspromontano, e delle braccia e delle gambe forti per sostenere il peso della fiera montagna, e amore a sufficienza per provare a domarla, e una buona dose di follia per non lasciarla ancora.
Si, folle! Proprio come chi crede in questo giornale che puzza già di carogna, e lo fa perché c’è qualcosa, nelle pagine, che gli appartiene; non perché viva geograficamente sul livello del mare. È il passato, dolce o amaro che sia. È la famiglia, nei giorni delle feste. È la leggerezza di correre fuori per giocare, senza altri pensieri. È la figura rugosa del nonno, che ritorna sui volti stanchi dei nostri genitori, e ci spiega. E ci piega.
Se desiderate comprendere la gente d’Aspromonte sporcatevi dunque le mani, scavando nei loculi che essa stessa si è costruita, per proteggersi. E sporcatevi i piedi, per raggiungere i luoghi che le sono familiari, perché se strade ancora esistono non sono fatte di asfalto. E sporcatevi la coscienza, perché la legge che protegge se stessa – e che molto spesso occulta – non riuscirà a spiegarvi le sue ragioni.
Se ciò che vi spinge è altro, allora noi saremo il Muro: attaccateci pure i vostri faticati commenti di solidarietà. E spiegate a qualche amico del Nord (e del Sud, ahinoi) che abbiamo già avuto il nostro Lombroso, e che la decadenza avanza, perché quello almeno fu uno scienziato…