Il calabrese migliore? Un Lucano
- Gioacchino Criaco
E cosa vuoi di più dalla vita? Verrebbe da dire, banalmente. Magari lo fosse davvero, forestiero. Lo apprezzeremmo senza limiti. Il guaio è che è calabrese, un Lucano nostrano.
E noi con i nostri ci comportiamo così, li sottovalutiamo. Fosse stato di fuori ne avremmo fatto un’icona da esporre nei tabernacoli agli angoli delle strade. E invece fra alcuni mesi lui dovrà lasciare, col rischio che tutto quello che ha costruito se ne vada insieme a lui, dietro alle capre di cui dice che andrà a occuparsi. Mimmo Lucano è il sindaco di Riace, ha costruito in pochi anni un modello unico di accoglienza, ha aperto le porte ai migranti trasformando la disperazione in speranza.
E fuori dalla Calabria tutti gli riconoscono il merito, qui in parecchi ce l’hanno sulle scatole come accade spesso a quelli troppo bravi, colpevoli di dare luce alla mediocrità degli altri.
Fossimo in un posto normale il suo lavoro lo custodiremmo con cura e ci fosse da noi una politica intelligente, indipendentemente dal colore, si farebbe a gara per assicurarsi la sua esperienza e per avere la sua collaborazione. Si farebbe di tutto per non lasciarlo andar via, gli si chiederebbe un sacrificio ulteriore per non rendere vani gli anni che ha donato agli altri, sottraendoli a se stesso e alle sue cose personali.
La prossima primavera segnerà la fine del suo duplice mandato di sindaco, e non ce ne potrà essere un altro, si spera che chi lo sostituirà gli somigli, ma i miracoli raramente si ripetono. Io non gli ho dato nulla, né lui a me, lo conosco per una breve stretta di mano, e per i giudizi liberi di tanti forestieri che lo apprezzano.
Penso che un grazie glielo si debba da parte di tutti, e un invito, comunque, a non mollare. Ma forse sono solo suggestionato dal fatto da aver vissuto tanti anni fuori, e dall’essere andato a Riace da forestiero.