Il racconto. "U medicu i cola" e le sue tre serve
- Domenico Luppino
Anche se oramai vecchio e privo di forze, u medicu i cola non aveva perso il gusto di cercare ristoro a quella condizione senile che lo tormentava, presso le tre serve che giravano da sempre per casa.
Niente di più che qualche palpeggiamento di quelle carni irrimediabilmente molli, s’intende, giusto per illudersi di rinverdire vecchie sensazioni. La moglie, donna Filomena, non si dava più cruccio per i comportamenti del vecchio a differenza del passato. Anzi, godeva proprio a lasciarlo fare, “il vecchio porco”, come amava definirlo non solo tra sé. Contenta, di vederlo affannato alla ricerca di fatue gioie rovistando tra le sottane delle tre “bagasce”, così definiva non tra sé, anzi chiamandole a squarcia gola le tre inservienti. Non ci è dato di sapere come fosse abitudine delle tre donne definire donna Filomena. La quale non era mai stata quel che si direbbe un campione di bellezza.
Una cosa è certa, qualunque appellativo le tre serve avessero affibbiato alla padrona non se lo sarebbero mai confessato tra di loro. Tra le tre donne, che stavano a servizio in quella casa sin dalla prima adolescenza, si era scatenata nel tempo una rivalità senza limiti. Il primato, che le tre si contendevano, era quello di essere la favorita del padrone. U medicu, da parte sua, era sempre riuscito a non far trapelare chi fosse la sua favorita. Ma non perché fosse particolarmente bravo e nemmanco perché prima che gli fosse piombata addosso la vecchiaia più nera gliene importasse più di tanto di quella disputa. Semplicemente, perché non aveva una favorita. Egli, infatti, quelle tre donne le amava tutte allo stesso modo ed ognuna per qualcosa di particolare che aveva. E le tre donne, pur nella misera condizione in cui versavano, lo sapevano e ricambiavano quell’uomo con gesti che, finito il tempo della passione, avevano tutte le forme dell’affetto.
Donna Filomena, dal canto suo, che gli sviluppi di quella vicenda li aveva intuiti e previsti da tempo, continuava a sottolineare ad ogni piè sospinto ed a destra ed a manca il suo “status”, così amava dire, all’interno di quella casa. «Mi sono ritirata in buon ordine» sottolineava tradendo qualche lontana origine d’onore che le era stata tramandata dal padre. Che, tradotto, significava che lei se ne fotteva, sia del marito e sia delle tre “bagasce”. Considerando, infatti, ora l’uomo e ora le tre donne, funzionali alle proprie esigenze di “donna Filomena” e padrona “assoluta” di casa. «Per il resto, – amava chiudere questo discorso con le sorelle con le quali si confidava ad ogni occasione d’incontro – che si rompessero le corna tra loro». L’unica debolezza alla quale donna Filomena non aveva voluto e saputo rinunciare, anche ora che i figli erano andati via dal paese, era di passare l’estate al mare. Un rito, che aveva accompagnato tutta la sua vita.
Il mare, nella casa sulla Costiera amalfitana che era stata di suo nonno materno. Così, arrivato il mese di agosto, come ogni anno, u medicu i cola e donna Filomena, partivano per i bagni. Negli ultimi anni, da quando u medicu aveva acquistato una Lancia Ardea, si facevano accompagnare fino alla stazione ferroviaria di Gioia Tauro dal fido chafferru Rocchetto. A dire il vero, anche u medicu era partito sempre con molto entusiasmo per quelle vacanze estive. Negli ultimi anni, però, il doversi spostare dall’Aspromonte sino in Campania, gli era diventato sempre più pesante. A nulla, però, erano valsi i tentativi di dissuadere la moglie dal compier quel viaggio.
Nessuna scusa, infatti, aveva intenerito la donna. Meno che mai, le scuse che egli andava accampando circa le sue presunte precarie condizioni di salute. Per la verità, erano appunto solo dei pretesti. Il vecchio medico non aveva nulla di particolarmente grave che non fosse, appunto, l’età. Tuttavia, non che egli si sentisse comunque particolarmente bene, ma non sapeva diagnosticarsi il male di cui soffriva. Ne ebbe contezza, solo al momento della partenza. Quando vide le tre serve davanti l’uscio di casa, mentre lui e la moglie si allontanavano per la partenza. Si accorse che quelle donne gli sarebbero mancate, che un mese intero senza poterle vedere e toccare sarebbe stato troppo lungo da passare.
Il mese di agosto passò e u medico e donna Filomena tornarono a casa. Ad aspettarli, come sempre, le tre donne. U medico, la mattina seguente il suo ritorno, convocò nel suo studio una per volta le tre donne, e consegnò loro un regalo che aveva portato da Amalfi. Non ci è dato di sapere, ma possiamo immaginarlo, quali furono i gesti e le parole di ringraziamento delle tre donne. Ciò che ci è dato di sapere è la natura del regalo: un foulard. Il vecchio medico regalò un foulard identico ad ognuna delle tre donne. Le quali, l’una all’insaputa dell’altra, pensarono di sfoggiare quel fazzoletto nuovo alla messa della mattina della domenica seguente.