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L’editoriale. Il tempo di un uomo: un codice da pronto soccorso

  •   Antonella Italiano
L’editoriale. Il tempo di un uomo: un codice da pronto soccorso

Sulla strada verso il pronto soccorso iniziò a battergli forte il cuore, ebbe il timore che quella corsa forsennata che percuoteva le sue vene e gli rimbombava in testa cessasse all’improvviso. Inaridendolo.

Un dolore fisso al petto, allo stomaco, al braccio, e uno stato di coscienza che alimentava un terrore crescente. «Fermati, ti prego, fammi scendere» «Scendere? Dobbiamo arrivare in ospedale» «Un attimo solo, stiamo calmi, mi passerà». Ma chi guidava l’auto, quella sera, era ancora più spaventato di lui, e rinunciò a insistere.

Scendere. Per respirare aria fresca, per fermare l’auto, per rallentare i battiti, perché era un giorno di festa per tutti, anche per lui qualche attimo prima, per non sentirsi un paziente. Perché aveva paura.

Guardò la strada e il marciapiede, si appoggiò al finestrino annusando la vita, sbirciò negli abitacoli delle altre auto, si strinse una mano sul petto cercando di fermare il cuore. Si, aveva paura.

Al pronto soccorso quella corsa fu giudicato un codice bianco. Nome, cognome, sintomi, si sieda in sala d’attesa. Meglio, pensò, immaginando già un’ambulanza in corsa verso Catanzaro, una barella, o un lettino anonimo dimenticato in qualche angolo. Ora poteva gestire il suo tempo come voleva. Si rese conto che era un pensiero egoista il suo, dettato dalla paura, non dalla ragione. Ma cosa poteva farci se i medici lo avevano messo lì? Giustificò così soprattutto se stesso.

«Non è giusto, è assurdo. Come ti senti?» «Tranquillo, meglio» ma una fitta gli spezzò il fiato, e sentì il braccio gelido e impotente. Era un giorno di festa, e mentre molti gozzovigliavano nelle case, lì continuava ad arrivare gente. Ad arrivare codici di vario colore.

Una bimba di appena tre anni aveva perso un dito, la mamma cercava di distrarla, tenendole ferma la mano. Sembrava un soldato quella giovane donna, col cuore rigido dinnanzi alle urla strazianti della figlia, che continuò sempre a rassicurare. La fissò, chiedendosi dove fosse finita la sua paura, poi la vide scattare come un lupo verso la sala in cui i medici ricucivano la sua bimba. Arrivare alla porta. Fermarsi. Tornare indietro. Fece così ogni volta che il peso di quel pianto le sembrò insostenibile.

Ma non entrò mai.

Ecco, anche la mamma aveva paura.

Un uomo, piuttosto anziano, arrivò con i suoi piedi. Non si lamentava, ma ripeteva a denti stretti una qualche bestemmia, irruppe nella sala dei medici, si fece strada tra la burocrazia ora con una minaccia, ora con un lamento, e riuscì a farsi visitare. Subito.

E poi altri bimbi, uno aveva pochi mesi e la febbre molto alta, uno era un po’ più grande ed aveva in gola qualcosa che non riusciva a mandare giù. Troppi drammi per un giorno di festa, pensò, stringendosi nel giubbino e cercando una posizione più comoda su quelle sedie di plastica in serie.

Non capì bene in base a cosa si decidesse il colore del codice, ma l’attesa gli sembrò esagerata per tutti, perché tutti avevano un dolore da attenuare, un terrore da cui fuggire, una vita a cui tornare. E figli, e amori, e case. Quant’era importante, in quei minuti, ogni singola cosa.

Si accorse, affacciandosi per respirare un po’ d’aria, che il cielo era sereno. Come sarebbe stato domani? Si accorse che c’era un altare dedicato alla Madonna; era accanto al piazzale, lungo la stradina che collegava il pronto soccorso alla strada dei parcheggi. E c’era una piccola siepe e qualche albero. Gli sarebbe sembrato strano in altri momenti, ma quella sera no, anzi era rassicurante. Sarebbe passato, si disse, dopo i controlli, nel tornare a casa.

Si sedette di nuovo, il freddo aumentava quel bruciore che si estendeva alla spalla e alla gola. Guardò il distributore di caffè, lo avrebbe voluto. Guardò il suo amico, sembrava impaziente. Il bruciore divenne dolore, e premette la mano sul petto per cercare un’altra volta di fermarlo. Sono un codice bianco pensava, mentre il dubbio che era stato fatto un errore diventava certezza. Ed iniziò ad urlare, a contorcersi, a chiedere aiuto. E finalmente il codice divenne rosso.

Rosso, come quando il tempo è fondamentale per decidere le sorti di un uomo.

Il tempo di un uomo messo in attesa.


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