La riflessione. A proposito dell’affaire Platì
- Mimmo Musolino
A proposito dell’ affaire Platì, vi racconto come il professore Totò Delfino e l’on. Riccardo Misasi conquistarono il consenso popolare, e prima ancora la fiducia, dei “ pratioti “.
Era una calda serata del mese di giugno del 1968, avevo 21 anni compiuti da poco, ed era in corso la campagna elettorale per le “governative “. Nei pressi del piazzale della stazione ferroviaria, a quel tempo molto attiva e popolata da tanti passeggeri al cospetto dell’avvilente deserto e abbandono attuale, di Bovalino Marina, eravamo un gruppo di persone, soprattutto giovani, con in testa il prof. Totò Delfino ed aspettavamo che arrivasse un giovane deputato della DC ( a 26 anni e Ministro a 34 anni), si chiamava Riccardo Misasi. Tra il Professore Totò Delfino ed il giovane deputato democristiano era nata una forte amicizia ed una colleganza ideale e culturale straordinaria in quanto molto somiglianti, anche nell’aspetto fisico, anche se il professore era più magro. Ambedue erano eleganti e mostravano una eccezionale cura della loro persona.
Di fatti la prima volta che vidi il professore Delfino di sfuggita presso l’Istituto Commerciale di Bovalino Marina, dove ricopriva la carica di Preside, lo scambiai, tanta era la somiglianza, con il famoso attore francese Philippe Noiret nella interpretazione del grande scrittore cileno Pablo Neruda, premio Nobel per la Letteratura nel 1971, nel meraviglioso film “ Il Postino “ di Massimo Troisi e con Maria Grazia Cucinotta. Quando, in perfetto orario, arrivò il piccolo corteo di auto da una di esse, una utilitaria e non la famosa macchina blu delle autorità, scese un giovane in compagnia di un suo sostenitore, era l’Onorevole Riccardo Misasi, ci avvicinammo e il giovane deputato DC strinse la mano a tutti con garbo e con un autentico (non elettorale) sorriso. I due (Totò Delfino e Riccardo Misasi ) si appartarono e dopo qualche minuto di stretto colloquio, il Professore ci comunicò, con voce austera e decisa, che il comizio si sarebbe tenuto nella piazza di Platì. Noi tutti ci guardammo in faccia sbigottiti per quella decisione ma pensammo all’unisono che quella decisione voleva rappresentare un omaggio al Paese natale di Totò Delfino, in quanto Egli viveva alla Marina di Bovalino con la propria famiglia ma le sue radici erano ben profonde e salde nella terra platiese ed il suo cuore batteva sempre forte per la terra che aveva dato i natali a suo padre il mitico Maresciallo dei Carabinieri Massaru Peppi, Giuseppe Delfino. Ci avventurammo lungo quella che sembrava raggomitolata su se stessa ed in abbandono, ma a distanza di quasi mezzo secolo nulla è cambiato, passando attraverso i paesi e le campagne, allora ben coltivate, di Bovalino superiore, Benestare, Careri, Natile nuovo. Quando arrivammo nella Piazza di Platì, il volto dell’onorevole Misasi era abbastanza provato ed annichilito dalla fatica per l’impervio viaggio. Le strade del Paese erano completamente deserte, nonostante fosse il tardo pomeriggio, e peggio ancora sulla piazza in cui si doveva tenere il comizio pesava, come ciclopico macigno, un silenzio tombale. Platì, in quel contesto storico-politico, era dominata dai Comunisti, che addirittura riuscirono ad eleggere anche un deputato, l’onorevole Francesco “Ciccio “ Catanzariti, il quale era, a quel tempo, segretario Regionale della Cgil e fu più volte, e per tanti anni, sindaco di Platì. Pareva fosse stato ordinato il coprifuoco!Nel mentre che un salubre venticello scendeva giù, dalle falde aspromontane, nella vallata facendo stormir le foglie degli alberi nella piazza deserta, noi tutti ci chiedevamo se in quelle surreali condizioni ambientali fosse stato utile tenere il comizio o si trattava soltanto di energie sperperate e perdita di tempo. Ma il Professore Delfino, più determinato che mai, insistette a che il comizio si tenesse lo stesso. Il giovane avvocato cosentino salì su un palchetto mezzo sgangherato allestito nella piazza principale e cominciò il suo intervento come in una riunione di famiglia, ma dopo una decina di minuti si videro trasparire delle flebili luci dalle fessure di alcune finestre adiacenti alla piazza e piano piano dei visi, scuriti dalla fatica nelle campagne assolate, comparirono in piazza attratti dalla eccezionale oratoria dell’onorevole Misasi. In effetti il giovane avvocato cosentino possedeva il dono dell’oratoria a dir poco eccezionale e coinvolgente, unico nel mondo della politica. Egli non sbraitava, non urlava e non arringava le persone come una aggressione psico-fisica e mentale e non millantava promessa alcuna, al contrario di altri personaggi della politica che abusavano di tale malcostume. Egli ragionava quasi assorto in se stesso, sui tanti problemi che attanagliavano la gente di Calabria e soprattutto sui temi del lavoro e dell’occupazione, allora, e come di più oggi, una pietosa e sciagurata cancrena sociale, soprattutto per i giovani e le donne del Sud. Il suo ragionamento incominciava con tono suadente, quasi sussurrato, come in un confessionale, e man mano che il suo ragionamento arrivava alla proposta politica concreta il tono della sua voce diveniva sempre più penetrante fino a raggiungere le dimensioni musicali e liriche di un tenore. Alla fine fu un trionfo di popolo per Totò Delfino e Riccardo Misasi, essi avevano saputo aprire il cuore alla speranza ai cittadini platiesi, ai quali bisogna saper parlare, agendo, con onestà, lealtà e sincerità.Ma prestigiosi personaggi come i nostri due protagonisti non ci sono più, e non popolano il mondo della politica, se non con lo spirito e il loro incancellabile ricordo. Per la storia c’è da aggiungere che il giovane deputato Riccardo Misasi in Calabria sfondò il muro delle centomila preferenze e successivamente fu Ministro della Pubblica Istruzione e quanto lui fece, soprattutto in termini di occupazione, per i cittadini calabresi, non lo fece neanche tutta la classe politica, messa insieme, succedutosi negli ultimi cinquanta anni.