La volpe, il lupo e i cacciatori nel bosco d’Aspromonte
- Mimmo Musolino
Raccontavano gli antichi che nell’era delle dominazioni borboniche i briganti imperversavano in Aspromonte (non Peppi Musulinu il brigante “buono”, per caso e per necessità) e si sosteneva che tale era la cattiveria degli abitanti di un importante villaggio che i briganti erano addirittura in numero superiore alla stessa popolazione residente.
Questo villaggio era ai limiti del bosco lussureggiante dei piani diZillastro e, dopo anni di alterne vicende per il dominio politico del territorio, finalmente si era arrivati ad una accesa disputa tra i due leader frequentatori del bosco che erano riusciti a prevalere sugli altri e che pare corrispondessero alla volpe e al lupo (ambedue in età giovanile). Tutto questo dopo che una passerotta, che si era smarrita nel bosco sopra il Sanatorio, aveva ritrovato la strada maestra, rientrando precipitosamente nella sua grande foresta di pini e di palme, ingiallite ed essiccate per il crudele assalto del quel terribile, devastante e distruttivo insetto chiamato Punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus) che nessuno aveva voluto combattere seriamente, consentendo lo stravolgimento di meravigliosi panorami.
Dopo una battaglia politica (per la verità senza veleni o colpi proibiti) il lupo, forte di una più lunga esperienza e conoscenza del territorio ebbe la meglio, vincendo con largo margine di consensi, riportati su larghe “foglie” di platano elettorali.
E ciò con la ritrovata partecipazione degli abitanti del villaggio che temevano di aver perduto per sempre il loro diritto al voto (sancito dalla Costituzione Italiana, fin dal 1 gennaio 1948).
Quindi tutto sembrava tranquillo e nella foresta, che sovrastava il villaggio dall’alto della sua spettacolare montagna dell’Aspromonte, sembrava tutto normale; solo il mormorio dello scorrere dell’acqua di qualche ruscello, ancora limpido e incontaminato, rompeva l’incanto di quella serafica pace.
Per il lupo non si trattava di andare a gestire floride risorse ma magrissimi pubblici beni e, purtroppo, vecchie e nuove povertà.
Improvvisamente, come un tuono a mezzogiorno di ferragosto, la volpe incontrò il lupo per riferirgli che ella non si sarebbe mai seduta sulle seggiole, in quanto la sua presenza era assolutamente incompatibile con quella del lupo.
Ma un pastore e un contadino (scarpe grosse cervello fino) osservarono: «Ma che scoperta è questa? Se le idee e i progetti fossero stati gli stessi che bisogno c’era di sfidarsi in un duello che, come armi, prevedeva solo le schede elettorali?».
Perché questa incompatibilità dichiarata, non durante la campagna elettorale, ma dopo i risultati elettorali, aveva l’odore della nota favola di Esopo della volpe e l’uva.
E poi gli elettori della volpe non l’avrebbero presa male? Non sarebbero stati rappresentati, nessuno avrebbe lottato per portare avanti la diversità delle proposte e delle idee, contrarie a quelle del lupo vincitore.
Il narratore di questo racconto, i cui personaggi sono puramente immaginari, prima di mettere mano al suo portatile e battere i polpastrelli dei due “indici” sui tasti del pc, ha guardato il suo taccuino di appunti e poi ha scrutato negli occhi del pastore e del contadino, come per sincerarsi della loro buona fede.
E in mezzo a tanti interrogativi è affiorata una sola certezza.
Qualche domanda. I cacciatori, soprattutto quelli con il deretano incollato nelle vellutate poltrone dei palazzi della giungla romana, che invano avevano tentato, con mille stratagemmi, di isolare nel bosco i frequentatori del villaggio (senza però riuscirci per la compatta, sdegnata ed orgogliosa reazione popolo) difronte a questa incredibile ed inattesa frantumazione del villaggio come si comporteranno?
Torneranno, più decisamente, a imbracciare le armi delle loro convinzioni e dei loro ragionamenti, cercando di ricacciare, e questa volta definitivamente, quel popolo dentro le riserve del Parco nazionale di Aspromonte?
Metteranno del filo spinato per recinzione (con la corrente elettrica) per evitare fughe e latitanze?
Credo che la latitanza, in alcuni paesi del Sud, e della Calabria in particolare, oltre che degli ‘ndranghetisti, sia prerogativa dello Stato…