Lettere dal carcere. L’aria del maratoneta
- Gioacchino Criaco
Io non corro come te, per essere il primo. Non corro come tanti per non arrivare ultimi. Io corro per lasciare tutto dietro, soprattutto gli anni buttati che mi tallonano e mi afferrano per la maglia o i calzoncini. Gli anni insistono e io più di loro. Accelero il passo, e freno perché ogni quattro passi c’è un muro da schivare. Accelero e freno, e li sopravanzo i pensieri molesti. Accelero e freno e tengo dentro i ricordi e le fantasie, tonici per i miei muscoli, doping per il mio morale. Ed ecco che appare, la tua testa liscia, inconfondibile. Corro più veloce possibile, non per fuggire ma per raggiungerti, per starti al fianco. Corriamo e freniamo e le sogniamo insieme le nostre spiagge, che in due il sogno è quasi realtà. L’ora finisce e tu corri lontano. Io cammino, cammino piano per una nuova fuga. La faccio da fermo tra le pagine di un libro. Perché io i libri li so scegliere, ho il maestro e margherita sul letto ad attendermi e la curiosità di sapere se i due se la intendano è forte. Si, io sono furbo i libri li scelgo con cura e li evito quelli che potrebbero amareggiarmi. Prendo quelli romantici per distruggere la maschera di un cinismo che ho regalato agli anni. Accelero e freno anche nella corsa sui libri, evito i muri dei sentimenti sui quali ho già sbattuto. E quando mi spengono la luce, che qua nemmeno di quella si è padroni, non mi fermo. Mi infilo in un sogno a passo svelto, e accelero e freno quando tutti dormono. Mi tengo pronto, mi esercito. Anche domani ci sarà l’aria, sfuggirò ai pensieri e agguanterò i ricordi. Ti acchiapperò come faccio ogni giorno, in questa corsa da eterno maratoneta.