Melito. Pasquale Flachi, la fede rossa nel cuore
- Redazione
di VIRGINIA IACOPINO - «Buon uomo ripetete con me, viva san Giuseppe» disse padre Silvestro rivolgendosi a Pasquale che era intento ad osservare la processione durante la festa patronale. Sembrava assente, quasi estasiato Pasquale mentre seguiva attento quel corteo di fede, come era solito fare, con sentimenti sempre contrastanti. «Viva san Giuseppe» esclamò Pasquale raccogliendo l’esortazione del sacerdote. «Grida viva Gesù, Pasquale», e lui eseguì, cosciente del significato di quell’invito. Dopo una breve pausa Padre Silvestro passò al terzo invito «Pasquale, grida viva il Papa», Pasquale lo guardò con aria decisa ma affatto seccata, alzò le mani ed in modo fermo esclamò «Viva il partito comunista, viva il comunismo, viva Gramsci». Padre Silvestro si dileguò a passo svelto in mezzo ai fedeli tra l’ironia e lo sgomento dei presenti.
La domenica successiva durante l’omelia il sacerdote, calato in un’aura di grande solennità, raccontò ai presenti che in contrada san Leonardo, durante la processione di san Giuseppe si era imbattuto nel diavolo in persona che si era presentato a lui sotto mentite spoglie, quello che tutti vedevano come un normale signore non più giovanissimo sarebbe stato in realtà il maligno. Era una Melito profondamente diversa quella di Pasquale e di Padre Silvestro, era in verità una Calabria profondamente diversa quella dei primi anni ‘80, ancora legata ad un passato in bianco e nero. Era terra di colori cangianti e profumi ormai non più rintracciabili, una terra dove trovava ancora spazio la storica contrapposizione tra scudo crociato e falce e martello. Era quella la filosofia di quella terra e di quella gente; erano ritmi lenti assai diversi da oggi; erano sapori diversi, atmosfere oggi sfumate sotto i colpi di un’abitudine struggente e per tanti versi distruttiva.
Pasquale, al secolo Pasquale Flachi, ha salutato la vita terrena alla veneranda età di 94 anni, ci ha lasciato da più di quindici anni salutando tutti e congedandosi mantenendo la sua straordinaria coerenza, sempre fedele ai suoi colori, alle sue abitudini ed alle sue emozioni, quelle che tirava fuori con le lacrime di fronte ai quadri di san Giuseppe e della Madonna, quelle altrettanto forti che provava davanti alla bandiera rossa.
Il rosso lo ha portato nel cuore fino alla fine, il rosso era quello della bandiera, ma se vogliamo anche quello dei peperoni fritti preparati da sua moglie, era quello del buon vino che li accompagnava come ricompensa dopo una giornata di lavoro. I meno giovani lo ricordano ancora, ricordano quegli aneddoti con affetto, con simpatia e anche con un pizzico di nostalgia, perché in quegli aneddoti c’è la storia di Pasquale, di padre Silvestro, e un po’ di storia di una Melito che oggi non c’è più. Ciao Pasquale, un abbraccio e, mi raccomando, pugni al cielo e come sempre un bel sorriso!