Oggi il professore Pasquino Crupi ci ha lasciati...
- Cosimo Sframeli
Oggi il Professor Pasquino Crupi ci ha lasciati.
“C’è una tesi che ha il fascino indiscreto e attaccaticcio di tutte le cose false. Com’è noto, la verità stenta ad affermarsi. Il falso non conosce questa difficoltà. In proposito di riflessi della criminalità organizzata in letteratura il falso è che nel Mezzogiorno d’Italia e in Calabria su mafia, camorra, ’ndrangheta hanno osservato un rigido silenzio non solo la classe politica e le classi economiche, ma anche gli intellettuali: saggisti o intellettuali che siano. Ma bisogna aggiornare le lancette dell’orologio ed essere contenti, ora, dell’insonne veglia dei letterati dell’obitorio che offrono morti ammazzati alle pompe funebri editrici”. Parole di Pasquino Crupi. Difatti, il Professore per primo ricostruisce i riflessi della ’ndrangheta nella letteratura calabrese, consentendo così di innestare un percorso di tutta utilità nella ricostruzione di una cultura antindranghetista, per la legalità.
Pasquino Crupi, nasce a Bova Marina nel 1940, giornalista pubblicista, prorettore dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, direttore responsabile de “la Riviera”, già direttore di “Calabria Oggi”, è stato un rigoroso intellettuale “in trincea”, in Calabria, che ha continuato sino alla fine a difendere con estrema passione, come meridionalista, come studioso ininterrotto del pensiero calabrese, come appassionato oratore, come giornalista senza riserve, per una diversa idea della giustizia. Alcune delle sue numerose opere: Letteratura ed emigrazione (1982); Processo a mezzo stampa (1982); Stragi di stato nel Mezzogiorno contadino (1985); Il giallo colore del sangue di Luino (1990); Un popolo in fuga (1991); L’anomalia selvaggia-Camorra, mafia, picciotteria, ‘ndrangheta nella letteratura calabrese del Novecento (1992); Benedetto Croce e gli studi di Letteratura calabrese (2003). La ’ndrangheta nella letteratura calabrese (2010); Lezioni di letteratura calabrese dalle origini ai nostri giorni (2011). E’ di eccezionale importanza “Storia della letteratura calabrese”. In quest’ultima opera il Professore, con sintesi formidabile, con un linguaggio affascinante, ricostruisce la storia della letteratura calabrese da Cassiodoro ai nostri giorni, secolo dopo secolo, sottolineando le svolte e i momenti di crescita che i letterati calabresi hanno saputo imprimere dentro lo svolgimento della letteratura nazionale.
E in letteratura, primo a parlare d’un sodalizio criminale, la “braveria”, assimilabile alla ‘ndrangheta, fu Alessandro Manzoni, afferma Pasquino Crupi. Poi venne il silenzio. Fu interrotto dagli scrittori e poeti popolari calabresi che, rompendo il mutismo della letteratura alta, hanno proseguito la lezione manzoniana con gli scrittori della Sicilia, tra cui Leonardo Sciascia, insieme ancora agli scrittori napoletani, come Eduardo De Filippo.
Per Pasquino Crupi, socialista rivoluzionario a difesa della classe operaia e contadina, il Mezzogiorno non è stato il luogo storico dell’emergenza episodica, ma dell’emergenza cronica della normale applicazione delle leggi eccezionali a spazio-tempo continuo, dove lo sviluppo delle lotte contadine non ebbero altro che le dure risposte, benché necessarie, dello Stato.
I sentimenti si arrestano davanti all’impossibilità di ricambiare il tanto che ci è stato dato. Una grande angosciosa solitudine ci pervade. Ormai da tempo e in maniera diversa, abbiamo servito questa Calabria, con i suoi inconfessabili segreti che ora, caro Professore, porterà nel cuore di Cristo, accompagnato da Santa Maria sua Madre, Madonna della Montagna.