Prisdarello. Quello che “Le Iene” hanno omesso su padre Giuseppe Campisano
- Giuseppe Mammoliti
Se prima di aggredire, con i loro modi da reporter d’assalto, le loro vittime predestinate, si informassero adeguatamente su di loro, sulle loro opere e sulle loro vite, farebbero cosa giusta e utile sia destinatari dei loro servizi e sia a loro stessi e, forse, spargerebbero meno letame, urbi et orbi, su persone e realtà in cui si necessita di tutto tranne che di altro fango gratis.
Se avessero avuto l’intelligenza e il buon gusto di informarsi sul parroco di Prisdarello, avrebbero saputo chi è padre Giuseppe Campisano e sono certo che, prima di aggredirlo con domande a raffica e con modi scortesi, ci avrebbero pensato almeno un paio di volte.
Neanch’io conoscevo questo prete coraggioso quanto fuori dall’ordinario, non comune, ma essendo io “agnostico tendente all’ateo” e poco propenso verso la casta clericale, della quale non digerisco i privilegi di cui godono né le loro ingerenze nella vita politica italiana, credo di avere qualche attenuante. Ma a parte questa mio orientamento in materia religiosa, l’educazione e il rispetto per le persone, a prescindere da tutto, sia cosa dovuta e irrinunciabile.
Ho scritto ieri, di getto, alcune righe per sottolineare l’assoluta mancanza di stile, la volgarità e la superficialità de Le Iene, nel trattare un argomento alquanto delicato e per protestare contro l’ennesima colata di fango proveniente da una tv nazionale su una normalissima comunità della locride. Essendo, però, giunto a conoscenza di alcuni fatti riguardanti padre Giuseppe Campisano, sento l’obbligo di evidenziare la statura morale di questa persona che svolge il suo compito da vero cristiano e, credetemi, non sono molti i veri cristiani in giro, anche se sulla carta l’Italia intera lo è!
Padre Giuseppe, senza andare per le lunghe, è un uomo che vive quotidianamente i problemi della sua comunità e, all’occorrenza, è pronto ad aiutare, con fatti e non solo con benedizioni e chiacchere di circostanza.
Egli, fra le altre opere di bene, ha aiutato alcune famiglie a venir fuori da problemi di usura, pagando, letteralmente, di tasca sua gli strozzini per salvare i malcapitati da severe punizioni. Per le sue posizioni anti racket dell’usura è stato fatto oggetto di attentati e per alcuni mesi gli è stata anche assegnata anche una scorta personale. Quindi, prima di parlare di parroco o chiesa mafiosa, certi “reporter” farebbero bene ad informarsi.
Sarebbe bastato digitare “padre Giuseppe Campisano”, come ho fatto io stamattina, su un qualsiasi motore di ricerca, per avere un quadro sufficientemente chiaro, e sul personaggio e sulla sua parrocchia. Ma viviamo in tempi selvaggi. Le persone contano poco e la parola “rispetto” é misconosciuta e dobbiamo abituarci a fare i conti con questo imbarbarimento progressivo della società e magari, combatterlo.
Spero almeno che questa vicenda serva da lezione a chi lavora nel campo della comunicazione di massa perché non sempre i danni da uso improprio del mezzo, e i loro mezzi sono molto potenti, risultano riparabili.
Non so se padre Giuseppe leggerà mai queste righe, in ogni caso vorrei che gli giungesse tutta la mia solidarietà e rispetto, a lui in prima persona per quello che è e per quello che fa e, ovviamente, anche a tutta la sua comunità pesantemente attaccata.
Il tutto da un aspromontano, sanluchese, ateo, ma che sa riconoscere ed apprezzare un vero cristiano quando ne incontra uno, ormai da decenni abituato alle offese, sia provenienti da codesti pseudo giornalisti e sia da parte di uno Stato patrigno, distratto e assente, buono solo ad usare la frusta contro i malcapitati, diseredati.
W la Locride!
W la Calabria!
W il SUD!