San Luca. Auguri Nonna Giuseppina per i tuoi 107 anni
- Antonio Strangio
Bella, incredibilmente allegra e in vena di battute. Così si è presentata ai tanti invitati la nonnina di San Luca, Giuseppina D’Agostino che proprio ieri, 24 marzo, ha tagliato l’eccezionale traguardo di 107 anni, essendo nata il 24 marzo del 1908.Un traguardo che la colloca di diritto tra le persone più longeve d’Italia, salutato da amici e parenti che all’allegra e pimpante nonnina, vestita a festa, hanno rivolto un sacco di domande. Ovviamente, la domanda più scontata è stata: cosa bisogna fare e come comportarsi per tagliare un traguardo così prestigioso. Nonna Giuseppina che nella sua lunga vita ne ha passate di cotte e di crude, con voce lenta ma per niente impacciata, ha risposto che lei non ha fatto nulla di straordinario e che non esiste una ricetta miracolistica in merito. E’ stato il buon Dio, ha detto, indicando con il dito indice il cielo che stava oltre il soffitto di casa sua.
Ai festeggiamenti, organizzati dal figlio Antonio, un signore di 70 anni che ha scelto di vivere con l’anziana madre, riservandogli quell’amore che, oggi come oggi, diventa sempre più raro e potrebbe essere visto come uno spot, da regalare alle nuove generazioni che non sempre riescono a capire e amare come si conviene gli anziani genitori, relegandoli in anonimi e freddi ospizi, era presente, il parroco di San Lucadon Pino Strangio, che gli ha fatto dono di una preziosa collana in argento. Erano presenti anche una delegazione della Fondazione Nazionale Corrado Alvaro, il maresciallo della stazione carabinieri di San Luca, Vito Loiudice, e una rappresentanza della Commissione straordinari che sta gestendo il comune di San Luca la dottoressa Giulia Rosa in rappresentanza della Commissione straordinaria che è stata chiamata a gestire il comune all’indomani dello scioglimento, che alla ultracentenaria ha fatto omaggio di una composizione floreale e la tradizionale torta.
Nonna Giuseppina appartiene a quella categoria di donne che, come ha scritto Corrado Alvaro in Il nostro tempo e la speranza, “portavano i pesi”, e appunto per questo non hanno avuto paura di affrontare la vita, soprattutto le durezze della vita come le due grandi guerre, la dittatura che soffocava e annientava, a parte la miseria più nera, perché c’era poco o niente da mangiare, e le due grandi e devastanti alluvioni, quella del ’51 e l’altra più recente del d ’72 – ’73.
Quando tenti di ricordargli questo particolare periodo, farti raccontare qualcosa che i libri non sono riusciti o non hanno voluto registrare, quasi ti blocchi perché non è facile riuscire a fargli qualche domanda, perché davanti alla sua figura minuta ma non per questo meno forte, si diventa piccoli, piccoli, e quasi ti assale un senso di smarrimento e di pochezza perché più che parlare devi urlare, dato che lei non ha più l’udito di un tempo, quello che gli permetteva di percepire il più lontano e indistinto rumore. Così ti senti stupido e impacciato, e capisci al volo che se vuoi davvero raccontare la sua vita, devi riuscire a cogliere l’attimo che è tutto in una parola, un gesto, uno sguardo, una fotografia, o nelle rughe che gli solcano il viso e rappresentano l’incipit del romanzo di una vita: i peli, le macchie, le borse sotto gli occhi che sembrano spenti, e invece rappresentano tutta la bellezza di una vita: basta saper leggere.
Auguri nonna Giuseppina, per tanto tempo ancora…