I campanelli di San Nicola
- Ruggero Calvano
“Santu Nicola chi pellu mundu iia/e tutti li criaturi l’addurmiscia”. I fetenti della colonia penale, per la notte dell’Epifania, li ho portati nella piazza del borgo abbandonato. Ho fatto accendere un falò, cosi potremo sfidare il gelo notturno. La befana potrà passare a trovarci e all’alba i ragazzi troveranno accanto ai giacigli i loro regali. In realtà ho comprato io una cosa per ognuno di loro, l’ho fatto la settimana prima di Natale, a Reggio. I fetenti sono cresciutelli eppure credono ancora alle favole, e siccome per gran parte della vita hanno fatto i monelli, talmente tanto da non meritarsi neppure il carbone, ora che da qualche tempo filano dritti pensano di meritarsi un premio. Non potevo deluderli. La chiesa che domina la piazza è dedicata a San Nicola, il protettore dei bimbi. Il santo che con la sua dolce filastrocca levava di mente le paure alle creature e dolcemente le affidava al sonno riparatore. Così, pur non avendo un gran voce, ho accennato le note della ninna nanna del santo, aiutandomi con dei campanelli d’argento. Il pastorello dice che Nicola di Myra è stato proprio in questo posto, intorno al 300, addirittura afferma che qui si è incontrato con San Silvestro, in esilio da Roma. Ma il pastorello ultimamente non ci sta con la testa, è in preda a crisi mistiche, vaneggia di salvare il mondo. Mi sembra un cristo in croce, parla spesso di bimbi e a questo proposito nomina sempre sto Nicola, che all’inizio non sapevo chi fosse, Dio mi perdoni, credevo anzi che avesse strane propensioni. Nicola di qua, Nicola di là, bimbi di qua, bimbi di là. Poi ho scoperto. Santu Nicola, il protettore delle creature, quello che li liberava dalle malvagità dei grandi al suono di campanelli e al canto di ninna nanne. E’ così che m’è venuta in testa la balzana idea di fare la befana ai miei monelli. Io non ne ho mai avuti di bambini, la natura m’ha fatto sterile. Nemmeno li ho mai desiderati, la mia povera moglie invece c’è morta per la voglia di averli. Ah quanto sarebbe stata felice Lucia di vedermi con tutti questi marmocchi intorno. Si, perché i fetenti anche se i denti da latte li hanno persi da decenni, dentro hanno la voglia di sentirsi i bimbi che non sono stati mai. La loro infanzia gliel’hanno rubata i gelatai, dice sempre il mio amico. “Santu Nicola chi pellu mundu iia/ e tutti li criaturi l’addurmiscia”.