“La rocca di San Phantino”
- Carmine Verduci
Luoghi misteriosi nella nostra Calabria, luoghi dove riecheggiano ancora strani racconti e leggende avvincenti dai significati forti. Gli anziani ancora tramandano attraverso i loro racconti queste immagini di una civiltà sconosciuta (o forse conosciuta poco) ma ricca di credenze popolari. Ed è il caso di questo luogo fantastico (Rocca di S. Phantino), che ho avuto modo di visitare ed ammirare in seguito ad un escursione realizzata a maggio scorso con un mio amico, un luogo costellato da grandi rocce di arenaria rossa, e palmenti in pietra, testimonianze di grande interesse archeologico e storico. Questo luogo si trova a Motticella piccola frazione di Bruzzano Zeffirio, dove vi abitano poco più che una manciata di anziani dediti alla pastorizia a all’agricoltura, dove a dominare la vallata si erge maestoso il Monte Scapparrone 1058 mt slm , proprio nelle vicinanze il fianco della montagna di Ferruzzano scivola con i suoi dirupi verso il territorio di Motticella, non è difficile notare questa rocca ,che si erge come un dito nell’immensità di uno scenario spettacolare.
Attraverso ricerche e curiosità abbiamo chiesto in paese, e grazie a Gianni Mafrici (uomo originario del luogo), con cui ho avuto il piacere di parlare di questa leggenda, siamo arrivati alla conoscenza del racconto/leggenda di questo luogo fantastico, ed è lo stesso Gianni a riportarmi questa leggenda della “Rocca di San Phantino” che egli stesso ha appreso dagli anziani di Motticella.
Si racconta che, in località Iunchi tra i paesi di Motticella e Ferruzzano nelle vicinanze della Rocca, oggi chiamata “La Rocca di San Phantino”, viveva un frate eremita di nome Phantino, esperto nelle pratiche mediche e agricole e le genti del luogo spesso ricorrevano a lui per consigli relativi e semine, potature, innesti ed altro. A Motticella viveva una bella ragazza di nobile famiglia. Come in tutte le storie di paese questa ragazza, che aveva un amante segreto, un giorno si accorse di essere in attesa di un figlio. Certa dell’arrabbiatura del padre per paura nascose a tutti il fatto. Un giorno si recò presso questo frate a chiedere consigli. Insieme convennero che, poco prima del parto, questa si trasferisse presso il rifugio del frate, dicendo che sarebbe andata da alcuni parenti in un paese lontano da Motticella. E così fece, partorì un bel bambino e rimase con il frate per più di un mese finché il bambino cominciò a nutrirsi di latte di capra. Di tanto in tanto si recava a trovare questo bambino che cresceva sempre più bello. Un giorno il bambino si ammalò, forse di bronchite, ed il frate senza penicillina (ancora non era stata scoperta) non riuscì a curarlo con le sue erbe e il bambino morì. A questo punto il frate pose il bimbo morto sopra la rocca e si mise a pregare sperando in un miracolo. Pregando pregando a lungo per la stanchezza si addormentò, durante il sonno gli uccelli del luogo, corvi e cornacchie, mangiarono il corpicino del povero bimbo. Dopo alcuni giorni la ragazza si recò nuovamente a trovare suo figlio ma giunta da Phantino venne a conoscenza dell’orribile fine e in preda al dolore si avventò sul frate riempiendolo di botte e mordendolo sul naso. Dopodiché, ritornò piangendo a casa, e per il dolore diventò matta. La sua famiglia la rinchiuse in una stanza della sua casa, (una casa a due piani e senza finestre). In pratica una cella, dove la ragazza rimase fino alla sua morte.
Al frate Phantino a causa del morso sul naso venne un’infezione gravissima e di lì a poco morì anche lui.
Sempre in questo luogo aleggia ancora la leggenda di un misterioso tesoro:
Questo tesoro sembra sia stato nascosto proprio dal frate, e un serpente (un demone) lo proteggerebbe.
Per poter entrare in possesso del tesoro bisogna recarsi sulla rocca in una notte di luna piena con un neonato e sacrificarlo al serpente, uccidendo il bimbo e cucinarlo in una pentola mai usata prima, a questo punto la rocca si dovrebbe spaccare, lasciando un accesso a questo tesoro, un pentolone di rame colmo di monete d’oro, diamanti e rubini.
Questa è la storia che ancora oggi gli anziani tramandano, ma non si hanno notizie di tentativi di persone che hanno tentato di recuperare questo tesoro. E spero non si abbiano mai notizie simile.
Storie e leggende che spesso rincorrono vicissitudini che lasciano testimonianze, talvolta evidenti, e per il quale ci portano a domandarci: ma se fossero solo favole perché sono riuscite ad arrivare sino a noi oggi? Quali significati apotropaici si celano dietro queste storie inverosimili? E dov’è il confine tra il vero o il falso, o tra storia e leggenda?
Una Calabria…,un Aspromonte sconosciuto, ricco di significati e racconti che oggi meritano di essere raccontati, grazie a queste righe, che arrivano viaggiando attraverso l’etere e la stampa, (fucina di cultura imprescindibile) che vuole lasciare a tutti l’emozione di una storia, l’essenza di popoli , da secoli radicati in questo grande massiccio che domina la scena del Sud Italia con le sue misteriose leggende tutte da scoprire.