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Tarantella calabrese. Il ballo fuorilegge

  •   Redazione
Tarantella calabrese. Il ballo fuorilegge

Tra gli sguardi del pubblico il "mastru d'abballu" si dispone al centro del cerchio e, dopo i primi accenni di danza, si dirige verso gli spettatori fra i quali sceglie il compagno o la compagna. Lo fa con un gesto lento, gentile e spavaldo e, con un lieve inchino, li saluta toccandosi la fronte con le dita della mano destra. Dopo qualche giro invita un altro ballerino per poi reinserirsi nella danza, sostituendolo con la formula: «Fora 'u primu». Continua così alternandosi costantemente fino alla fine delle danze. Non ci si ribella alla direttive espresse del mastru d'abballu: se ne accettano umilmente le decisioni. Talora però questi abusa del suo potere, trascurando ostentatamente qualcuno. Il presunto offeso non si tiene lo sgarbo: sono coltellate o bastonate. A volte un dito viene puntato verso l'alto in segno di sfida, per "chiamarsi" il posto, cioè il diritto alla supremazia. Altre volte si cerca di impressionare e disorientare il compagno di ballo con il "soprapasso" (consiste nell'intrecciare i passi quasi mimando una veloce rincorsa battendo un piede all'esterno dell'altro alternativamente). Allorché uno dei contendenti riesce a conquistare il bordo del cerchio inizia il "passo 'ill'adornu", cioè il mimo del volo del rapace quando questi cerca di "'nnopiare" la preda (affascinarla per poi piombarle addosso e ghermirla). L'avversario, se perdente o rassegnato, si riduce al centro dell'area e manifesta la sua rinuncia alla lotta rallentando stancamente il ritmo dei passi ed abbassando le braccia. È il momento della vittoria ed il "mastru d'abballu" interviene per rilevare il rinunciatario sostituendolo. Ma non sempre un contendente si lascia sopraffare dall'altro e cerca di interromperne l'itinerario operando il "tagghiapassu" (tagliapasso) tenendo testa con l'abilità e la velocità dei passi. A questo punto il contrastato, non riuscendo più a passare con le buone, mette in atto la "schermiata" (il duello). Rappresenta il mimo del duello rusticano. Un dito puntato prima verso l'avversario e poi verso il cielo è il segnale d'inizio. Anche in questo caso lo sconfitto si ritirerà verso il centro lasciando il campo all'avversario. Evidenti sono, nel complesso di questi rituali, i richiami ai canoni mafiosi delle consorterie tribali: lo spazio, il predominio, il rispetto per il capo carismatico, il "mastru d'abballu" identificabile chiaramente con il "mastru 'i jurnata" della gerarchia 'ndranghetistica, etc. Nel ballo uomo-donna i primi passi di danza sono lenti: lui fissa negli occhi lei, per intuirne l'assenso; lei guarda basso: un po' per pudicizia, un po' per non farsi sorprendere dai passi dell'uomo, pronta a rispondere con altrettanta abilità. A volte lei solleva un braccio al di sopra della testa scandendo il ritmo con lo schiocco della dita, talaltra gioca facendosi scorrere dietro il collo "u muccaturi" (il foulard) oppure agitandolo davanti al viso dell'avversario. È una sottile allusione all’offerta amorosa, un invito, un incoraggiamento. Molte volte la coppia danza spalla contro spalla esprimendo il massimo dell'erotismo attraverso il contatto diretto. Anche in questo caso il "mastru d'abballu" interviene, spesso su allarmata sollecitazione dei parenti della ragazza o di qualche altro interessato. A volte l'intervento non è gradito e si conclude successivamente in forme cruente di scontro. Coloro che oggi danzano ripetono passi che hanno sempre visti durante i balli degli "antichi" e non sanno, in fondo, di fare cultura riproducendo aspetti di altre culture molto più profonde e nobili risalenti alle più antiche civiltà mediterranee di cui quella calabrese è discendente diretta. Anche gli strumenti si rifanno alla tradizione greca: la melodia è affidata all'organetto, che sostituisce ormai quasi sempre la "ciarameddha" (zampogna), a sua volta derivata dall'antico aulos (flauto) o diaulos (flauto a due canne) degli italioti.

PASSU I L'ADORNU

Il ballerino segue un movimento circolare, stringendo sempre più verso il centro l'avversario. Per "'nnopiarlo" (stordirlo distraendolo) alza le braccia ripiegate al gomito sopra le spalle, facendole oscillare lentamente in senso verticale idealizzando il battito delle ali del falco.

A SCHERMIATA

I contendenti si dispongono l'uno di fronte all'altro: la mano destra a dita unite raffigura il coltello e compie nell'aria movimenti ondeggianti, pronta al fendente o all'affondo. La sinistra, un po' più flessa,  distrae l'attenzione dell'altro, ed è pronta a parare eventuali colpi. 

U CORTEGGIAMENTU

Lui fissa negli occhi lei, lei poggia sui fianchi le mani con le palme rivolte all'esterno; è un atteggiamento molto elegante che ricorda le sinuose forme delle anfore greche, ma è anche una posizione densa di civetteria per esaltare i fianchi e la formosità dei seni. 

 


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