Tradizioni. La Cumparsita compie cento anni
- Franco Blefari
Il Re dei tanghi, come è stato sempre chiamato, è stato il ballo che ha fatto ballare intere generazioni e fatto sognare in tutto il mondo, con la sua musica malinconica, milioni di innamorati. Nacque per puro caso nel Carnevale di Montevideo del 1915, quando lo studente compositore Gerardo Mastos Rodriguez scrisse, per la sua Federaciòn de Arquitectura, questa marcetta dedicata alla sfilata tradizionale che si faceva tutti gli anni.
L’anno dopo gli stessi studenti diedero al loro compagno Roberto Firpo il compito di trasformare la marcetta in tango.
Il debutto della “Cumparsita” avvenne così nel 1916 nel caffè La Giralda di Montevideo, con un orchestra diretta dallo stesso arrangiatore.
Il nome della canzone “Cumparsita” si sostenne sempre fosse d’ispirazione spagnola, ma alcuni studiosi argentini della storia del tango documentarono, nel corso degli anni, che il suo nome deriva da “comparsa”, tramutato dagli immigrati siciliani in “cumparsa” (dialettale) da cui “cumparsita”, trattandosi di una giovane ballerina delle sfilate di carnevale per la quale i suoi compaesani andavano in giro per le strade per chiedere qualche monetina.
Ma la “Cumparsita” non è stato solo un ballo, è ancora il simbolo di un Paese costituito il 50% da italiani, il 25% da Spagnoli e l’altro 25% da oltre 45 diverse nazionalità, per cui non ci stupiremmo se nella genesi del tango gli Italiani ci abbiano messo il loro zampino, vanificando le diatribe, ancora in atto, tra l’Argentina e l’Uruguay che pretendono di avergli dato i natali.