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Vivere in Aspromonte

  •   Carmine Verduci
Vivere in Aspromonte

In una calda domenica di maggio mi reco ad assistere alla tradizionale e consueta “Tosatura delle pecore” invitato dal Prof. Giovanni Palmenta in una località nei pressi di Pietrapennata piccolo borgo della frazione di Palizzi situato nell’entroterra della provincia reggina, che conta circa 37 anime quasi tutti pensionati.

La mia destinazione è una località chiamata “Sorbara” che dista  12km dalla costa e situata a circa 550mt slm. Da Spropoli a località “Sorbara” si passa per scenari e paesaggi incredibili, terre arse dal sole, vegetazione mediterranea e profumi intensi di Ginestra ed Eucalipto. La strada è a tratti agevole e a tratti tortuosa attraversa dirupi, altopiani e formazioni rocciose davvero particolari. Dopo circa 50 minuti arrivo presso la fattoria “Palmenta” dove ad accogliermi ed molto indaffarati ci sono una moltitudine di amici e conoscenti dello stesso proprietario, adulti e bambini si danno da fare per tosare il gregge appena 100 pecore, il tutto in un’atmosfera festosa e amichevole.

Sono estasiato all’idea di passare qui tutta la giornata in questo piccolo angolo incontaminato tra le colline pre-aspromontane. Ma c’è una cosa che più di tutte cerco di spiegarmi e voglio approfondire con il  Professor Giovanni Palmenta classe 1952 nato a Reggio Calabria e che si trasferisce e vive in questa fattoria dal 2003 quando ha deciso di inseguire il sogno che aveva da bambino, è lui stesso a parlarmi di quando i suoi nonni originari di questi luoghi lavoravano e vivevano in queste terre ,vivendo con le quello che la campagna offre agli agricoltori.

All’ombra del pergolato di vite accarezzati da una brezza tiepida dopo aver gustato un pranzo delizioso e genuino fatto di salumi, formaggi prodotti in loco e carne di capra, mi siedo a far quattro chiacchere come due amici che si conoscono da tanto tempo e rimango affascinato dallo spirito e dal carisma del Prof. Giovanni che con serenità mi racconta storie e vicende incredibili. 

Professore, come e perché e soprattutto cosa l’ha spinto a lasciare la vita cittadina per trasferirsi in questo luogo, isolato ma allo stesso tempo bellissimo?

Ricordo a 15 anni avevo un amore smisurato per queste terre dove vivevano i miei nonni, una vita fatta di poco e di semplicità alternata dai cicli regolari e stagionali della campagna, la trebbiatura, la mietitura, la vendemmia, gli animali, una natura questa che mi ha sempre suscitato entusiasmo proprio come un quadro bellissimo, io provo entusiasmo ed amore viscerale per queste campagne che per me sono essenziali e rigenerative per il corpo e l’anima. Ci vivo volentieri perché questa è la vita che ho sempre sognato da bambino e non cambierei stile di vita per nulla al mondo. 

Cosa prova a distanza di anni nel vivere a completo contatto con la natura e soprattutto lontano dalla vita “moderna” della città?

Beh non posso descrivere l’emozione che io provo da semplici cose, come raccogliere un frutto, dar da mangiare agli animali, curare le mucche le galline i conigli prendermi cura del gregge. Sono cose che vanno al di là di ogni ragionevole discorso che mi emozionano ogni qual volta mi ritrovo a farle, per me è sempre stato un sogno abitare in campagna, la vita in città mi sembrava inutile piatta priva di senso, non mi sentivo bene con me stesso, invece qui ho trovato un equilibrio che mi rende sereno ogni volta che ci penso provo tristezza se penso alla vita in città. Qui in questo posto vi abitiamo circa nel raggio di 1km 8 persone me compreso, ma non mi pesa perché vivere a contatto con la natura trovo sia una cosa straordinariamente importante per me a livello umano e spirituale

La sua famiglia come ha recepito questa sua scelta di vita, ha cercato di dissuaderla in qualche modo?

No, la mia famiglia non mi ha e non mi contrasta a questa mia scelta, mi hanno lasciato libero di inseguire questa mia filosofia di vita rispettando appieno la mia decisione, nonostante io vado a Reggio Calabria una volta ogni quindici giorni circa, ma solo per rifornimento. So che la gente mi considera un pazzo un folle per questa mia scelta o stile di vita, ma io sono contento di vivere così è essenziale per me e vivo con gioia questa mia scelta che per alcuni versi è discutibilissima, ma come rinunciare al sogno che avevo da bambino per una vita che non sento mia? E’ sicuramente una vita difficile per chi non apprezza la semplicità ed il vivere di cose essenziali e di ciò che la natura offre ma sicuramente posso dirti che ne vale veramente la pena. 

Cosa spera per il futuro di  questi luoghi bellissimi queste campagne queste terre che vedo purtroppo abbandonate? E qual è il messaggio che vorresti far recepire alla gente?

La mia speranza più grande è che questi luoghi, queste terre abbandonate vengano riprese dai vecchi proprietari soprattutto trasmettendo alle nuove generazioni le storie e lo stile di vita di campagna, perché conservare le nostre radici è fondamentale ed importante, ad esempio trovo stupido che oggi la gioventù si vergogni quasi a parlare il dialetto, o che non conoscono alcuni termini dialettali, ragion per cui i miei animali li chiamo con  i nomi tipici Calabresi, quasi per dispetto per ripicca a questa forma di bigotteria che si è creata attorno alla nostra cultura ricchissima e piena di intelligenti modi di vivere che trovo straordinari.

La semplicità trovo che sia una cosa essenziale per vita di un uomo, ecco perché mi trovo a vivere di poco e soprattutto di quello che è essenziale per me, che serve alla mia persona in qualità di essere umano innamorato della mia Terra. Oggi la globalizzazione ha reso ciechi la maggior parte degli individui, una volta si viveva con poco e non per arricchirsi, ma per sopravvivere, la gente di questi luoghi vendevano ciò che produceva e che la terra offriva il vino l’olio e dagli animali allevati con cura e dedizione, per esempio: le uova, le pecore, dalle pecore la lana e dalle capre il formaggio o la ricotta ecc.. ecc.. insomma un’economia locale basata sul necessario per vivere che di certo non produceva ricchezza ma di sicuro consentiva la sopravvivenza.

Oggi ad esempio non esiste più la genuinità d’un tempo; ti faccio un esempio, l’olio d’oliva prodotto da questi uliveti viene percepito dalla maggior parte delle persone che lo assaggiano forte come gusto… e questo ci fa riflettere su come sia cambiato anche la percezione dei sapori, abituati sempre più a sapori raffinati e poco genuini ma sempre più prodotti industriali, di massa, che  seguono basi e tecniche di lavorazione che fanno sicuramente perdere la genuinità ed il gusto naturale dei prodotti. Ed è questo il mio messaggio ai giovani, ai proprietari delle terre abbandonate, riscoprire la genuinità gli antichi sapori, il vivere magari non come me, ma cercando di ripercorrere di tanto in tanto l’esperienza dei nostri avi, che credo sia di fondamentale importanza, proprio per fare il modo che tutta la nostra tradizione non venga perso, ma oltremodo trasmesso alle generazioni che verranno. 

Durante le sue giornate l’è mai capitato di immaginare una musica o associare una musica magari agli scenari che queste terre offrono alla tua vista?

Beh non riesco ad immaginare una musica diversa oltre gli strumenti tipici della cultura popolare Calabrese, la zampogna, il tamburello, l’organetto insomma “la musica grecanica”, trovo che sia il motivo ricorrente alle mie giornate e questi suoni ben si amalgamano con il mio stile di vita.

Vedi… la tosatura delle pecore è un momento che mi fa piacere, il gregge che io aiuto ad accudire della Famiglia Ferraro che oltretutto mi consente di vivere qui in questa casa, non è una pratica o usanza redditizia, dalla lana ricavata non si ricava nulla oggi come oggi, ma la tosatura rimane comunque una festa che io ho consigliato all’amico Santo F. di istituirla proprio come evento pubblico per chiunque volesse assistere e festeggiare in questo posto ogni anno, una sorta di evento per gli amanti della campagna e degli usi antichi, qui la gente può sentirsi davvero a suo agio fuori dai circuiti della modernità e riscoprire profumi ed antiche usanze che ancora oggi cercano di resistere, come la tarantella che alla fine di tutto il lavoro viene intervallata a ritmi regolari che allietano queste belle giornate che a Maggio certo non mancano mai.

Insomma, la tarantella che piaccia o non piaccia rimane la nostra musica! La musica di una Calabria che è fatta di storia, cultura e antiche tradizioni che i giovani e soprattutto loro, devono conservare per un proprio bagaglio di vita.

Ha mai avuto momenti in cui si è sentito isolato, ha mai  provato o prova paura nel vivere tra queste montagne da solo?

Devo dirti con tutta onestà no! D’inverno si sta bene… specie nelle belle giornate che qui non mancano mai… certo a parte le giornate di vento impetuoso che limitano il lavoro, ma gli animali vengono prima di tutto o freddo o vento o pioggia; devono essere accuditi e sono loro il primo pensiero! E’ anche Santo Ferraro che mi aiuta, ed ogni giorno arriva sempre puntuale per aiutarmi in tutto il lavoro che c’è da fare e che non manca mai, e a lui devo gratitudine.

Non ti nascondo che spesso rimango isolato per giorni a causa delle frane che limitano o bloccano del tutto le strade, ma con coraggio e determinazione tutto si aggiusta a mano come si faceva una volta, perché qui è anche difficile per i mezzi arrivare. Specie tra ottobre e novembre si scatenano temporali fortissimi con i fulmini che arrivano a toccare questi luoghi, alberi terreni e rocce, l’anno scorso per ben due volte i fulmini mi hanno danneggiato l’impianto fotovoltaico e hanno distrutto degli alberi a poca distanza dalla casa, questi sono momenti difficili ma d’altronde è la natura ed io rispetto la natura in tutte le sue forme e manifestazioni meteorologiche.

Vedo che usa un impianto fotovoltaico e fa anche  la raccolta differenziata, cosa che ritengo davvero ammirevole per una vita di campagna, spesso non considerata da tutti. Mi Racconta come è nata questa filosofia di vita e perché?

Sin da bambino con i miei nonni ho visto e capito come tutto era utile, ad esempio dalle ginestre si ricavava la fibra che veniva usata per fare tessere coperte e per riempire i materassi, come anche la lana delle pecore, poi da queste pietre che come puoi notare si trovano in questi luoghi e che sono  di origine calcarea si produceva la calce (questo fino anche fino a 50 anni fa), la pietra veniva fusa all’interno della “Calcara” (così veniva chiamato il recipiente che doveva contenere la pietra) con un fuoco acceso per quindici giorni e quindici notti fino ad arrivare al punto di fusione che con le alte temperature raggiunte la pietra fondeva, precipitando appunto in calce, così con questo metodo veniva estratta la calce che serviva a costruire questi casolari che ancora oggi a distanza di anni sono in piedi, a testimoniare la maestria dei costruttori di una volta, poi l’argilla (che in questo territorio è possibile notare ovunque), che veniva impastata e modellata a mano per fare mattoni e tegole, il tutto senza l’ausilio di macchine o strumenti tecnologici, insomma vedi?!

Una cultura del riciclo non indifferente che mi ha fatto pensare che infondo selezionare i rifiuti di uso comune e tutto ciò che ci offre la natura di questi luoghi, non costa nulla ed è essenziale per il rispetto dell’ambiente, infatti ogni volta che mi reco a Reggio (circa ogni 15 giorni per rifornimento) porto con me questi rifiuti accuratamente selezionati, nei contenitori appositi, mi sono chiesto: perché inquinare con la diossina immettendo gas serra tossici per l’ambiente quando è possibile contribuire al sano rispetto per il territorio? Territorio che io amo profondamente e che voglio preservare partendo da me.

Al colloquio piacevole avuto con il Prof. Giovanni segue una lunga visita ai terreni che con fierezza mi vengono mostrati ed illustrati con grande rispetto e amore, paesaggi incantevoli, animali allevati in libertà, storie e usi quotidiani che fanno riflettere ed affascinano per il modo semplice con cui vengono illustrate e spiegate a me, che vivo una vita completamente diversa. Spesso la maggior parte delle persone continua a lamentarsi di tante o forse troppe comodità in dotazione.

Un viaggio attraverso la vita straordinaria di quest’uomo, da una vita moderna ed agiata passa al ritorno alle antiche radici, attraverso un processo spirituale che lo ha portato in questi luoghi che oggi sono parte di lui e che come sostiene “non cambierebbe mai, perché sono frutto di un’innata voglia di benessere che esula dalle mondanità attuale, fatta di materialismo e consumismo sfrenato, che esso stesso reputa “inutile”, una vita scandita da ritmi naturali e che lo portano a rispondere a chi gli domanda; “del perché di questa sua scelta di vita” «che è di vitale importanza per la mia persona vivere tra queste montagne non solo perché è salutare ma per un mio benessere psicofisico e spirituale».


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