La lettera. «Per Natale ti regalo il sogno»
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Un giorno camminerai lungo i sentieri polverosi che portano a Campusa, con la montagna da un lato e una vallata minacciosa dall’altro, ma non avrai paura. Se sarà notte sentirai i ghiri cantare, e rincorrersi tra le foglie delle querce.
Se sarà giorno un sole tiepido ti scalderà la pelle, e accorcerai la strada passando attraverso i rovi e le ginestre spinose.
Sentirai le spine sulla tua pelle bianca, ma non proverai dolore.
Le strade di pietra ti parleranno della tua gente, così intensamente che ti fermerai ad ascoltare. Sull’uscio di una casetta abitata solo da un vecchio pipistrello starai in piedi per ore, respirando a pieni polmoni l’aria fresca della montagna.
Là immaginerai la tua vita, una famiglia, dei figli. Sentirai il calore di un focolare ormai spento, e l’odore di fumo e di carne arrostita. Poi, riprenderai la strada verso il paese, seguendo il muretto a ritroso. Staranno lì, ancora, a sfidare il tempo: la caserma, la scuola, il municipio.
Penserai che è un peccato, guarderai Casalinuovo sull’altra fiancata, sospeso come il nido di un’aquila nel cielo d’argento dei tuoi avi. Capirai quanto è grande il peccato, e andrai avanti.
Avanti fino alla piazza, in cui dei massi abbozzeranno scomode panchine. Ma mai una piazza ti sembrerà più bella, e così piena di vita pur essendo deserta. Appoggerai la schiena su un muro pieno di formiche e guarderai incantata la chiesa del paese.
Aspetterai così la notte, quando ti verrà a svegliare l’odore dell’erba umida. Poi te ne andrai, seguendo il sentiero delle stelle, e accarezzerai le enormi sculture in pietra che ne tracciano il profilo. Penserai che sono fredde, e lisce, e troppo grandi per essere opera dell’uomo, ma troppo ben levigate per essere opera della natura. Ti prometterai di cercare una risposta più convincente. Si, prima o poi tu la troverai.
Scriverai? Sarai serena? Ti ameranno mai abbastanza?
Qualunque cosa accada, là sotto, tu nella tua montagna tornerai, perché a te, che rendi speciale questo Natale, non abbiamo altro da donare se non il nostro sogno. E il testimone di una vita discutibile, di cui, per paradosso, sei proprio tu il senso.
E sarai sempre tu il giudice, perché sceglierai cosa tenere e cosa dimenticare, persino del lupo più cattivo.
Un giorno un lupo mi disse: «Sai cos’è la felicità? Un minuto, due minuti, tre minuti di ogni giorno. Io non so quanto dura quando arriva, ma so che arriva puntualmente, e la aspetto. Qualunque cosa accada la mia felicità arriva. C’è chi la sua felicità non l’ha ancora trovata».
A te, bambina, che hai dalla tua parte il tempo ma che con esso ti scontrerai fino a sfinirti io regalo tutta la nostra montagna, e ti auguro un minuto, due minuti, tre minuti di felicità. Ma di ogni giorno. E il più a lungo possibile.