In ricordo di Gianmario Lucini
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Te ne sei andato così nel silenzio, senza darmi il tempo di ringraziarti dell’ultimo tuo dono, “Keffyeh- Intelligenze per la pace” (a cura anche di Mario Rigi), quella pace che spesso abbiamo urlato attraverso i nostri scritti, quella pace che speravamo di avere in questo mondo.
Giamario Lucini era un uomo semplice. Definito il poeta dell’antimafia, il poeta civile, era critico letterario anche ed editore. Riusciva sempre a sorprenderci con le sue iniziative, i suoi concorsi dedicati al Don Lorenzo Milani, Davide Maria Turoldo, Franco Fortini, tanto per citarne alcuni.
E le tante opere antologiche testimoniamo i frutti raccolti, noi anime sempre più desiderose di lasciare attraverso la scrittura un pensiero rivolto sempre all’ascolto tanto da premurarsi di fare più presentazioni nel profondo sud, la nostra Calabria e non a caso scrivo nostra, la amavi come se fosse la tua.
La mafia scrivevi è un problema di cultura. L’Italia perde un pezzo di cultura, un pezzo di quella volontà che in maniera determinata cercava di portare cambiamenti, uomo rivoluzionario e critico. Molte le antologie di cui mi onoro di far parte e di averne curato anche le copertine di due, alcune pubblicate anche con Libera, l’associazione contro le mafie, una intitolata “Non si cuntanu i ciri ntà l’artari”, da una poesia del poeta Calabrese Bruno Salvatore Lucisano, poesia premiata al premio mondiale Nosside e che vede l’intestazione di questo libro, lo sottolineo per capire come Giamario Luicini era molto attento a questo territorio a questa nostra amata terra.
Nei suoi Scritti sull’Aspromonte cita i nostri morti, Lollò Cartisano, Vincenzo Grasso, i cimiteri delle Serre. Molte le presentazioni nelle scuole e le piccole testimonianze, riportano note di coraggio, non abituarsi alla violenza, scriveva, perché l’abitudine è peggio della violenza stessa.
Ciao Gianmario, voglio pensarti su quelle cime elevate che hai più volte fotografato, guardaci da lassù e sorridici ancora, grazie per quello che ci hai lasciato, dalla Calabria il nostro umile abbraccio.
Da Maria Eleonora, dalla “poetessa dall’impeto e fiamma, da quell’irrequietezza di sentimento, di slanci, di pensieri” come tu mi hai definito. Ovunque tu sei e vada GRAZIE.
Maria Eleonora Zangara
IL BOSCO
Riposa in pace Vincenzo Grasso
nel camposanto di Locri,
a Bovalino Lollò Cartisano
e in mille e mille cimiteri riposano
in pace gli ammazzati e nelle Serre,
sull’Aspromonte, nella Piana dormono
i morti che non hanno sepoltura.
Io so che dai tumuli a volte
i morti chiamano
nelle sere d’inverno quando falcia il maestrale
e chiedono conto ai loro assassini
di tanta ferocia. Li senti parlare
carnefici e vittime senza rancore
ora che è passato il dolore
li senti perdonare e chiedere perdono,
li senti piangere come bambini
angosciati dal non poter disfare
il male compiuto i morti assassini
e sull’Aspromonte dai dirupi rispondono
i morti senza lapidi e senza ricordo
li senti consolare con quella nota
che solo i giusti possono cantare.
Il vento di maestrale
porta queste voci da ogni sepoltura
ed è un coro sapienziale
che solo i vivi possono ascoltare.
Gianmario Lucini